La legge italiana contro lo spreco alimentare ha incassato l’okay della Camera e si prepara a passare al vaglio del Senato. Dopo l’entrata in vigore in Francia della legge che obbliga i supermercati a non buttare il cibo invenduto ma a donarlo, anche il nostro Paese fa un passo avanti in tal senso, pur con sostanziali differenze.
Il nostro testo non prevede infatti vincoli e sanzioni, ma si basa su incentivi e semplificazione burocratica volti a favorire l’azione spontanea. Gli emendamenti, ad esempio, prevedono che oltre alle Onlus anche gli enti pubblici vengano considerati soggetti donatori, stabilendo la possibilità di devolvere al recupero anche alimenti con etichettatura irregolare, purché lo sbaglio non attenga a data di scadenza o a presenza di allergeni e ingredienti che causano intolleranza.
La normativa coinvolge, tra l’altro, anche il fronte medicinali, aprendo alla cessione di questi ultimi quando ancora intatti, utilizzabili e conservati secondo correttezza.
Un primo passo non radicale ma positivo per fronteggiare il fenomeno dello spreco, sempre più dibattuto e percepito come rilevante a livello sociale. Il consumatore fa, in misura crescente, di comportamenti virtuosi e sostenibilità una leva distintiva delle proprie scelte di acquisto, trasformando tali valori in asset competitivo fondamentale e non opzionale a prescindere da obblighi legislativi.