Analisi ai confini dello sport food

Sport food
Quando la dieta è una composizione calibrata di proteine, carboidrati e grassi, assunti in proporzione secondo un timing collegato al ritmo del proprio sforzo fisico

Se gli effetti di ogni dieta vanno calibrati su l singolo individuo e sul tipo di attività fisica che lo impegna (ma forse anche su convinzioni, anche valoriali e sociali, che ne condizionano i meccanismi di funzionamento a livello metabolico e endocrino) esistono però dei punti fermi che aiutano a definire i confini dello sport food. Il movimento è l’ingrediente principale per la salute psicofisica dell’essere umano. Quando il movimento si fa sport il corpo e il suo metabolismo iniziano un lavoro alchemico dei nutrienti e dei propri pilastri biologici, in uno scambio tra domanda e offerta di energia che sempre di più (lo hanno scoperto i diversi studi legati alla nutrigenomica e alla nutrigenetica) non ha caratteri universali, ma si lega al singolo individuo e alle sue caratteristiche, probabilmente non solo biologiche ma anche culturali.

Movimento e dieta

L'organismo è fatto di acqua e proteine, nato per muoversi, biomeccanicamente progettato per questo e lo fa grazie a muscoli e ormoni

“L’esercizio fisico e un’adeguata alimentazione sono i migliori farmaci per mantenere uno stato di benessere fisico e mentale” ricorda Pierluigi Vagali biologo nutrizionista, chimico e chinesiologo, che è stato referente scientifico delle più note catene di fitness internazionali, non ultima Virgin Active, e che oggi ha fondato il progetto Longage, brand che si occupa scientificamente di Nutrizione ed Esercizio fisico al fine di migliorare la Longevità delle persone e la loro qualità della vita.
“È stato scientificamente dimostrato – continua Vagali, che è anche docente all'Università di Genova e ricorda il concetto delle 3 F - come l'esercizio fisico per migliorare i parametri clinici e fisiologici del nostro organismo sia l'allenamento combinato di Forza, allenamento aerobico, quindi Fiato, e Flessibilità. Allo stesso modo la dieta è una composizione calibrata di proteine, carboidrati e grassi, assunti in proporzione secondo un timing collegato al ritmo del proprio sforzo fisico. Il cibo regola i processi metabolici e le risposte ormonali, modula il DNA e la genesi delle patologie. Può generare infiammazioni sistemiche croniche.

Comunicazione e claim

Se fino a qualche anno fa erano il magnesio e i sali minerali a spiccare tra i claim, oggi pare essere soprattutto l’apporto proteico a guidare le scelte

“L’alimentazione può esaltare o deprimere il nostro sistema immunitario. Limitarci a considerare solo le Kilocalorie come se fossimo un termostato sarebbe veramente deprimente per la nostra salute. Iniziamo a comprendere se quello che viene promesso sul fronte di una confezione di un prodotto corrisponde al vero: gli ingredienti con i valori nutrizionali, per legge, sono descritti in ordine di quantità. Se un prodotto promette proteine, la prima voce nell’elenco dei nutrienti deve contenere proteine”.
Dai budini alle barrette (fino addirittura all’acqua addizionata di proteine) l’indicazione “+proteine” o “hight protein” diventa sempre più presente sui packaging, a indicare la scelta dei brand di proporsi come alleati in quel percorso di miglioramento delle prestazioni fisiche di cui (soprattutto dopo il Covid) si sente il bisogno. Se fino a qualche anno fa erano il magnesio e i sali minerali a spiccare tra i claim, oggi pare essere soprattutto l’apporto proteico a guidare le scelte (o le offerte) legate agli acquisti di chi pratica o inizia a praticare sport. Dal punto di vista della comunicazione, la scelta fatta da molti brand è di segnalare il momento di consumo, prima, durante o dopo il workout.

Diversificazione

Beyou segmenta la propria offerta proponendo prodotti specifici per il crossfit o per il padel, scegliendo la strada dell’identità atletica, mentre Enervit evidenzia sulle sue barrette ogni percentuale, in modo da permettere al consumatore di inserire i suoi prodotti in un programma calibrato da consulenti dedicati. La preparazione atletica si accompagna a quella nutrizionale, con strategie e tattiche create da singoli coach o team che hanno aperto anche allo sportivo non professionista programmi che condizionano la cultura del cibo e la scelta del prodotto, anche a seconda del tipo di attività. Se si guarda all’attività del body builder, per ottenere una massa muscolare ipertrofica c’è bisogno di un certo tipo di alimentazione e c'è bisogno di un certo tipo di apporto proteico, cosa che invece non serve in altri tipi di sport, come potrebbe essere un'arte marziale veloce dove più che la massa occorre la velocità e dove anche l'utilizzo delle energie, il consumo di energie, avviene con tempistiche completamente diverse.

Sport Food
Enervit evidenzia sulle sue barrette ogni percentuale, in modo da permettere al consumatore di inserire i suoi prodotti in un programma calibrato da consulenti dedicati
Prima, durante e dopo

Secondo Simone Luciani, running coach e creatore di Escoacorrere.Academy, piattaforma che propone diversi pacchetti di training dedicati alla corsa, anche dal punto di vista della dieta, il maratoneta durante la performance deve utilizzare zuccheri e a questo scopo esistono dei gel a rapido assorbimento dei nutrienti, ma è importante che per il resto del tempo l’atleta abbia un’alimentazione semplice e sana, come ad esempio la dieta mediterranea, ma capovolta nel consumo: prima fibre, poi proteine e poi carboidrati. Un pasto completo ma nelle quantità e nell’ordine corretto. “La disciplina deve esserci anche nella lettura delle etichette –precisa Luciani - bisogna smascherare gli ingredienti che fingono di non essere zucchero ma lo sono, questo per accontentare una dipendenza che passa dal nostro palato e che però è controproducente dal punto di vista della prestazione fisica”. Sul tema di cosa manca nell’offerta, il running coach lamenta una direzione unica da parte dei brand “Io mi occupo soprattutto di Endurance, un mondo che ha esigenze particolari, non sempre registrate dal mercato, oggi focalizzato soprattutto sull’integrazione di proteine. Ci vorrebbe più concentrazione sul core food, soprattutto non raffinato”. Lo stesso Pierluigi Vagali punta a valorizzare la dieta mediterranea. Se questa dieta fosse un prodotto (come in effetti è, essendo un prodotto culturale e di branding territoriale) dovremmo disciplinarci a girare la confezione e leggere in etichetta le verdure (fibre) come primo ingrediente.

Autoproduzione

Mens sana in corpore sano, non è più un’indicazione culturale teorica, ma un’esperienza che si ha voglia di attraversare

Sentirsi forti, flessibili, resilienti partendo da una risposta fisica e materiale prima ancora che psicologica ai cambiamenti epocali in corso. È come un ritorno a casa, al proprio corpo. Abbiamo riscoperto che abbiamo in noi risorse trascurate, di autoproduzione di elementi salvifici per la nostra salute. L’irisina, ad esempio, è chiamata ormone dello sport e trasforma il grasso bianco adiposo in grasso bruno, produttore di calore. Un farmaco naturale che si sviluppa grazie al lavoro anaerobico e all’attività fisica. Sul mercato esistono comunque degli integratori e a volte la nutrizione sportiva si confonde (in maniera spesso non adeguata) con quella orientata alla perdita di peso. In realtà cambiano le motivazioni e la responsabilità sulle prestazioni del proprio corpo e la loro relazione con obiettivi di salute di lungo termine. Le tradizioni di ogni cultura contengono una propria saggezza, che va rivista in funzione dei cambiamenti non solo degli stili di vita (quindi abitudini di movimento, anche collegato ai tipi di lavoro presenti in una società), ma anche delle scienze applicate allo sport.

La misurazione

A promettere di conciliare la nutrizione tradizionale all’High Tech dell’integrazione sportiva è ad esempio la Scuola di nutrizione e integrazione dello sport SANIS, percorso formativo propedeutico in nutrizione sportiva nata sotto il patrocinio dell’European Sport Nutrition Society (ESNS). La fisiologia e la biochimica nutrizionale sono ormai intrinsecamente collegate con l’attività fisica, nello sforzo di ricondurre a un adeguamento “quantitativo” e “qualitativo” a supporto della performance e del recupero. Sono sempre più numerose le persone che seguono esperti di biohaking (o che quanto meno sanno di cosa si occupano), una disciplina che fa della misurazione un suo fondamento.

Se la cultura del cibo fa parte di questi contesti condizionanti, ecco che si cerca di portare le proteine anche tra prodotti delle tradizioni apparentemente meno proteiche, come la dieta mediterranea

Se alcuni brand di biscotti, come Oreo, hanno scelto di diversificare l’offerta proponendo anche barrette proteiche con la promessa di non rinunciare a gusti noti (sapendo che la transizione delle abitudini è difficile da realizzare), inizia a farsi strada però una nuova volontà nelle persone di rimettere in discussione la priorità dei piaceri. Si sperimentano nuove diete, almeno ciclicamente, in esplorazione alla via più naturale ed efficace per sé e per il tipo di sport o di attività praticata, cercando prima di tutto la flessibilità rispetto alla forza, anche nel metabolismo.
Il piacere di nutrirsi fa però parte di quei condizionamenti che non solo agiscono sul “movente” che rende fragile o robusto un programma, ma sempre di più si intuisce che i contesti di consumo attivano anche meccanismi endocrini e metabolici utili al benessere di lungo termine. Se la cultura del cibo fa parte di questi contesti condizionanti, ecco che si cerca di portare le proteine anche tra prodotti delle tradizioni apparentemente meno proteiche, come la dieta mediterranea.

Sport food
Pane con il 6% di carboidrati e circa il 28% di proteine
Dalla barretta al panino

L’immaginario di sostituire alla barretta il panino dopo l’allenamento rientra in un cambio di prospettiva in cui l’alimentazione funzionale e quella di piacere e socialità non si perdono di vista, ma trovano nuovi punti di equilibrio. “Abbiamo introdotto per primi in Italia nel mercato della panificazione artigianale  il Preparato per Pane Low Carb per produrre il pane proteico/low carb nel 2012. Il prodotto, adatto sia per diete dimagranti che sportive, è stato da subito un grande successo, segnale che c’era una domanda rilevante da soddisfare.-è il punto di vista di Roberto Lepetit fondatore di Prodotti Spiga - Dal nostro mix si ottiene un pane con il 6% di carboidrati e circa il 28% di proteine. Vuol dire che in ogni fetta ci sono circa 1,7 g di carboidrati. Consideriamo che un pane normale, un pane bianco classico, ha circa il 75% di carboidrati”. Oggi viene proposta anche la variante del Premium Sport Bread curata con Fabrizio Donato (triplista e lunghista olimpionico, bronzo alle olimpiadi 2012, vanta 23 titoli di campione italiano) e Andrew Howe (lunghista e velocista, detentore del record italiano nel salto in lungo e campione europeo nel 2007 a Birmingham), in una storia di sponsorizzazione nata, secondo l’azienda, per un fortuito incontro tra i campioni e il pane di un loro cliente panificatore.

Qualità e riconoscibilità

Tra i nuovi brand che stanno facendo proposte più spinte nel campo dell’alimentazione sportiva c’è anche Foodspring che lavora su tutti i fronti, non solo sport food vegano, ma anche integratori, coaching e materiali per lo sport.
Il tema sotto la lente dei consumatori è oggi la qualità e la riconoscibilità degli ingredienti per consentire un’integrazione nel proprio progetto di salute e di vita. Il tema dello sport food, inoltre, attraverso sue derivazioni, si sta sempre più affacciando nel campo del medicale e farmaceutico (Food Italia che è stata presente al Cosmofarma e i prodotti funzionali hanno spesso le farmacie come punto di distribuzione) e la reputazione di un brand potrebbe incidere anche nella possibilità di entrare nel sistema sanitario, come già sta succedendo con alcuni brand di diete mima digiuno (DMD), anche queste legate al tema del passaggio ai corpi chetonici.

Surprise - Plant based mix

Tra le proposte di proteine per vegani in ambito B2B Spiga srl sta proponendo un mix a base di proteine dei piselli, quindi anche senza glutine e senza soia, che può essere utilizzato come sostituto della carne. È un preparato disidratato cui si aggiunge l’acqua, l’olio e il sale e che si comporta come la carne trita. Si può usare dunque per tutte quelle ricette che ne prevedono l’uso come polpette, burger, pasta ripiena, verdure ripiene. La ricetta viene proposta come nuova frontiera dell’alimentazione, dato che è ormai evidente che, pur all’interno di crisi narrative e contraddizioni, il seme di una nuova sensibilità al consumo di prodotti animali è stato impiantato e anche in ambito sportivo si iniziano a sperimentare nuovi equilibri tra le diverse proteine.

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