Al via il piano “Italia Cashless”: rottamare i contanti ed incentivare i pagamenti elettronici

Al via il 1° dicembre il piano del Governo volto ad incentivare, tra premialità fino a 3000 euro e rimborsi del 10%, il cashless. Il nuovo report di BCG conferma per il futuro un avanzamento nel campo dei pagamenti digitali

L’Italia soffre di un problema sistemico ed endemico, che è una costante della vita del Belpaese, ben prima della crisi pandemica da Coronavirus. Si chiama evasione fiscale, e costa all’Italia il triste primato in Europa tra i più evasori, con circa 190 miliardi di euro di tasse non pagate, secondo i dati contenuti nella relazione sui reati finanziari approvata nel 26 marzo 2019 dal Parlamento europeo. Tale primato è stato più recentemente confermato anche dalla Corte dei Conti italiana, che nel suo Rendiconto annuale dello Stato presentato lo scorso settembre 2020 ha confermati che, su più di mille miliardi (per l’esattezza, 1.002,8) di tasse, imposte e contributi evasi e affidato agli agenti della riscossione tra i 2000 e il 2019, ne sono stati incassati appena 133,4, cioè il 13,3%. In Italia il problema legato al contante è soprattutto culturale, dato che economia sommersa e pagamenti in nero sono pratiche di tutti giorni anche presso negozi fisici.

La lotta all’evasione fiscale è, quindi, un punto su cui intervenire con urgenza, anche se la crisi sanitaria che si è abbattuta da inizio marzo 2020 ha messo in secondo piano alcune misure pensate per contrastare il fenomeno. Risale, infatti, all’ottobre 2019, il Piano “Italia Cashless” che ora ha una data d’avvio, per una fase sperimentale, individuata nel 1° dicembre 2020. Di questo piano fa parte anche il Cashback che permetterà di ricevere dei rimborsi sui pagamenti digitali effettuati. Rientrano nel computo per i rimborsi gli acquisti effettuati nei negozi fisici, sono escluse, invece, al momento, le spese online. Il rimborso corrisponde ad un 10% su un massimo di 1.500 euro di spesa: quindi 150 euro di rimborso.

Possono partecipare al progetto Cashback i maggiorenni, che si sono precedentemente registrati gratuitamente all'App IO (la stessa del bonus vacanze), inserendo i dati del Codice Fiscale, l'Iban e/o altre carte di debito o credito dove si vorrà ricevere l’accredito del bonus. Il piano ha visto l’approvazione dell’Autorità Garante per la Privacy per cui tutte le carte registrate concorreranno ad un solo rimborso e i dati trasmessi saranno utilizzati solo per questa finalità, e, successivamente, verranno cancellati una volta raggiunto il loro scopo.

Dopo la fase sperimentale che volutamente coinciderà con il periodo delle spese natalizie di dicembre, il piano Cashback andrà a regime e le transazioni minime saliranno a cinquanta in sei mesi, sempre per 150 euro massimo a semestre (e quindi 300 in un anno), prevedendo l’arrivo del primo rimborso per febbraio 2021. I successivi sono previsti invece per luglio 2021, gennaio 2022, luglio 2022. Il piano prevede pure un ulteriore premio: il supercashback (il nuovo nome del precedente Bonus Befana). Tale bonus, però, non sarà per tutti. A questo proposito, il premier Conte ha specificato che solo “I 100 mila cittadini che useranno maggiormente la carta, cioè faranno più transazioni a prescindere dalla cifra spesa, avranno un rimborso di 3000 euro l’anno”. Sono state, poi, confermate le altre misure precedentemente annunciate fin dalla scorsa legge di Bilancio, in quanto “ci saranno fino a 50 milioni di euro in palio con la lotteria degli scontrini, solo per chi usa la moneta elettronica”.

Tale accelerazione sul tema pagamenti digitali offre l’opportunità, al di là delle specifiche previste per “Italia Cashless”, di una riflessione sui pagamenti digitali: tanto rivoluzionari, quanto culturalmente “indigesti” per un tessuto socio-economico come quello italiano.

Le carte di credito sono nate negli anni Cinquanta con Diners Club, creata dall’imprenditore statunitense Frank X. McNamara, diventando il primo strumento di pagamento in plastica. Si è trattato di un evento storico pari all’invenzione italiana degli assegni nel dodicesimo secolo e all’introduzione della carta moneta nel diciassettesimo secolo. Dopo che Diners fece da apripista, nacquero i grandi player del settore di oggi: American Express esordì nel 1958 come outsider e competitor rispetto al sistema bancario. Quest’ultimo, tuttavia,  non stette a guardare, rimanendo fossilizzato nelle sue dinamiche tradizionali, e dalla Bank of America, la più grande banca negli USA, nacque nel 1958 BankAmericard, che poi nel 1970 si aprirà alla cooperazione con altre banche, prendendo il nome di Visa; Mastercard comparve sul mercato nel 1966, anch’essa da un’associazione di banche. In Italia iniziarono a circolare negli anni Sessanta BankAmericard, American Express e Diners, che vengono però prevalentemente usate da turisti o da appartenenti al mondo degli affari, ed anche da alcune persone abbienti come status symbol. Per avere un inizio più “ufficiale” della penetrazione delle carte di credito in Italia bisognerà aspettare il 1986, anno di nascita dei Servizi Interbancari (SI) che permetterà alle banche italiane di coalizzarsi, entrando nel mercato delle carte di credito lanciando Carta Sì. Generalizzando, si potrebbe affermare come la rivoluzione delle carte di plastica porta alla grande trasformazione dei pagamenti verso l’elettronica, l’inizio di tutti questi sforzi in corso per cercare di superare il contante, seppur non avendo come primo scopo quello di un maggiore controllo delle entrate fiscali.

Come riscontrabile in molti altri settori, è, inoltre, interessante notare come competitor inattesi, in quanto il loro core business sembra apparentemente slegato da un determinato ambito, siano poi quelli capaci di innescare e stimolare gli attori più tradizionali dell’ambito, ed anzi imporsi come trend setter. È il caso, ad esempio, di Apple Pay, Google Pay e altri nel FinTech (America Express era, ad esempio, una compagnia di invio posta veloce). Quello che si registra oggi trova la sua ragion d’essere in un percorso iniziato negli anni Cinquanta volto a velocizzare l’economia attraverso standard riconosciuti e che apre all’interoperabilità; un’economia cashless, dove le transazioni sono gestite da flussi di informazione.

Il trend del futuro è quindi chiaro: secondo i dati del report BCG “Global Payments 2020: Fast Forward into the Future” (ottobre 2020), i pagamenti cashless aumentati a livello globale con ricavi previsti fino a 1,8 trilioni di dollari entro il 2024, ed anche comunque con un miglioramento in Italia, dove nei prossimi cinque anni le transazioni su carta cresceranno del 6%. “L'Italia è rimasta indietro sui pagamenti digitali, ma è riuscita a reagire come gli altri”, commenta Carlo Bravin, partner di BCG. “Con il bonus si risponde al problema del Paese: non la diffusione delle carte, ma il loro uso. Ci attendiamo una spinta dalla BCE sul cashless, in continuità con gli ultimi anni. E che cambino le abitudini di consumatori, aziende, negozianti”.

Il rapporto BCG delinea, poi, cinque imperativi generali che accomunano gli operatori del mercato dei pagamenti (dalle Big Tech alle FinTech, dagli emittenti ai processori, dai fornitori di servizi completi agli operatori di nicchia): riequilibrare il portafoglio prodotti e clienti; ricercare e sfruttare opportunità di M&A strategiche e partnership; diventare un'organizzazione basata sui dati; rafforzare la gestione del rischio; accelerare la trasformazione digitale.

A tal proposito, Roberto Ferrari nel suo libro “L’era del FinTech. La rivoluzione digitale nei servizi finanziari “ (Franco Angeli, 2016) afferma che Il termine FinTech alla fine può essere visto rispetto al banking come l’e-commerce è stato per il retail. Questo parallelismo riassume una serie di dinamiche e di punti di contatto che sono riscontrabili tra i due settori e la loro controparte digital, offrendo spunti di riflessione e ispirazione reciproca su come migliorare ed integrare i servizi, tenendo presente che fuori dai confini italiani, le rivoluzione cashless è già stata recepita ed assimilata, per motivazioni più legate all’innovazione che alla risoluzione di problemi come l’evasione fiscale, ma che comunque impatta favorevolmente in termini di crescita, specialmente in un momento di crisi sanitaria come quello attuale.

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