Agrifood: alti livelli produttivi, e rigenerazione della natura

Le nuove frontiere dell’agricoltura, e le tecnologie più moderne messe in campo dai brand dell’agroalimentare, per tutelare l’ambiente

Ottimizzare le risorse, ridurre il consumo di suolo e acqua, contenere gli sprechi, migliorare i processi: sono, questi, alcuni dei temi affrontati durante la tavola rotonda ‘Agrifood: innovazione, educazione, cambiamento’, svoltasi durante la 13a edizione del Salone della CSR e dell’innovazione sociale, e cui hanno preso parte diversi player dell’industria agroalimentare impegnati sul fronte dello sviluppo sostenibile, in linea anche con le richieste del consumatore. Da dati Unilever, per esempio, risulta infatti come la percentuale di italiani interessati al tema, nell’arco degli ultimi 10 anni, sia quasi raddoppiata, passando dal 41% del 2015 al 77% di oggi.
Per Unilever, l’impegno in sostenibilità poggia su 4 grandi pilastri: il clima, con l’ambizione di raggiungere emissioni nette pari a zero lungo tutta la propria catena del valore entro il 2039; la natura, con l’obiettivo di fornire ecosistemi naturali e agricoli resilienti e rigenerativi; la plastica, con il proposito di porre fine all’inquinamento generato dal materiale, attraverso la riduzione, la circolazione e la collaborazione. Infine, si lavora anche al miglioramento delle condizioni di vita delle persone che fanno parte della propria catena del valore globale, anche attraverso un salario adeguato.

Promuovere un approccio all’agricoltura che tuteli la salute del suolo è un must per Andriani, che lavora in questa direzione attraverso 3 capisaldi: il primo, è la coltivazione delle leguminose che, oltre a limitare il consumo di acqua, previene l’erosione del terreno e ne aumenta la fertilità, migliorando la resa delle colture successive nella rotazione, contribuendo a diversificare l’uso del suolo. Il secondo capisaldo è il digitale che, unito ai principi dell’agricoltura di precisione, offre numerose soluzioni per migliorare l’efficienza delle operazioni colturali: il monitoraggio tramite sensori e stazioni meteo, cioè consente di ottimizzare l’impiego di input produttivi (acqua, fertilizzanti, prodotti fitosanitari ecc.) minimizzando l’impatto ambientale. L’ultimo focus è sull’agricoltura rigenerativa, che riduce l’impiego di tecniche invasive e impattanti, e prediligendo il potenziamento di servizi ecosistemici (come l’impollinazione), supporta la biodiversità e migliora lo stato di salute dei suoli.

L’innovazione, a partire da quella tecnologica, è centrale anche per Mutti: per esempio, nell’ottica di ridurre l’impronta idrica nella coltivazione del pomodoro, l’azienda ha realizzato un sensore che misura lo stress idrico dei pomodori coltivati, e che sta consentendo di ridurre del 45% il consumo d’acqua. Segnaliamo anche l‘InstaFactory di Mutti, un innovativo impianto produttivo mobile che si colloca nei terreni scelti, accorciamo le distanze tra agricoltura e fabbrica, ovvero tra il tempo di raccolta e la lavorazione, con l’obiettivo di catturare il gusto e il profumo del pomodoro direttamente sul campo.
Infine, allo scopo di trasferire l’innovazione ad un mondo agricolo piuttosto frazionato e spesso tradizionale, Ferrero Hazelnut Company ha scelto di sviluppare, e offrire, agli agricoltori un modello di riferimento nell’ambito dell’agricoltura rigenerativa. Ne sono nate le Demo Farm, ovvero dei noccioleti modello (la nocciola è alla base delle produzioni Ferrero), da utilizzarsi come volano per la diffusione a livello locale delle migliori pratiche agronomiche, di tutela sociale ed ambientale. Le Demo Farm consentono la rigenerazione degli impianti di nocciole esistenti, attraverso tecniche innovative a basso impatto ambientale; promuovono la biodiversità; sono dei centri di formazione all’avanguardia per gli agricoltori.

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