Confimprese richiede un intervento urgente per integrare le misure previste dal DL Rilancio, in particolare sulla questione dei canoni per immobili ad uso commerciale, che con il costo del personale rappresentano la principale voce di costo (la seconda, se escludiamo il Gmv cioè gli acquisti lordi, ndr) nel settore retail.
"Per il credito d’imposta relativo a botteghe e negozi –precisa Mario Resca, presidente Confimprese- è necessario eliminare il tetto dei 5 milioni di euro di fatturato previsto dall’art. 28 del DL Rilancio, permettendo l’accesso al credito d’imposta a tutti gli operatori retail, a prescindere dalle dimensioni aziendali. Le aziende con fatturati sopra i 5 milioni di euro nel perimetro Confimprese sono l'85% del totale imprese associate e valgono circa 190.000 addetti. Dopo il mese di aprile, che ha chiuso con un crollo dei ricavi del -91,3% per i negozi fisici, nella prima settimana di riapertura degli esercizi commerciali, dal 18 maggio solo l’80% dei negozi è stato riaperto, con orari ridotti e con oltre la metà della merce in promozione. Il fatturato medio è calato del 40% rispetto alla stessa settimana 2019, e solo il 14 % delle imprese sta impiegando il 100% dei propri dipendenti".
"In questa situazione -aggiunge Resca- non è difficile comprendere i motivi che hanno portato il 90% delle imprese a revocare, vista la mancanza di liquidità, i Sepa per il pagamento anticipato dei canoni d’affitto per il trimestre aprile-giugno, creando tensioni con le proprietà immobiliari e rendendo urgente l’adozione di misure volte a disinnescare una conflittualità, che sarebbe un ulteriore elemento di negatività all’interno della filiera".