I centri commerciali sono stati chiusi fino al 18 maggio, tranne i magneti alimentari come superstore e ipermercati. Sono stati, insieme alla ristorazione, fra le prime e principali vittime sacrificali del più grande fermo domiciliare di massa mai decretato negli ultimi 40 anni. Quali sono state le ripercussioni sulla società e i consumi, considerando che centri storici e centri urbani sono due microcosmi di un'intera civiltà? Le disposizioni a non frequentare luoghi pubblici affollati potranno introdurre nuove abitudini? Si creerà un nuovo stile di vita che porterà a frequentare meno questi luoghi di aggregazione di negozi? La crisi scaturita dalla pandemia obbliga a un ripensamento e ristrutturazione dei centri commerciali? A queste e altre domande cruciali per l’industria dei centri commerciali rispondono i relatori invitati al convegno di Adcc, Associazione direttori centri commerciali, che si tiene a Milano, il 27 ottobre, nella sede di Confcommercio, il primo in assoluto del 2020 dal lockdown, nel quale Adcc presenterà i dati relativi all’andamento commerciale e alla frequenza dei centri commerciali, nel primo trimestre post lockdown, e un sondaggio effettuato da Urbistat presso i direttori associati.
Fra i relatori di spicco, Stefano Pessina (Presidente Adcc), Letizia Cantini (direttore generale di Svicom),Carmen Chieregato (Cushman&Wakefield), Marco De Vincenzi (Cfo di Klépierre),Christian Recalcati (managing director/Head of retail property management Europe presso Savills), Roberto Bramati, presidente di Spazio Futuro e presidente della Commissione consultiva Food Court del Cncc nonché membro del Board.
"Questa è la prima occasione pubblica per parlare delle conseguenze della pandemia in Italia sul nostro settore -aggiunge Gaetano Graziano, vice presidente Adcc- e a parlarne non ci saranno solo i direttori ma anche le proprietà dei centri e le società di gestione: tutti insieme per affrontare e superare questo periodo brutto della storia dell’umanità".