Migliora il sentiment globale dei consumatori secondo i dati PwC 2021 Global Consumer Insights Pulse Survey, sondaggio che ha coinvolto 9.370 persone in 26 Paesi, Italia compresa. Sembrerebbe, in particolare, esserci una correlazione tra livelli più elevati di ottimismo e vaccinati (o parzialmente tali) nonché modalità di lavoro.
Chi lavora da casa o in modo ibrido risulta infatti più ottimista (68%) rispetto a chi lavora fuori casa (58%). Un trend che incide anche sulla pianificazione degli acquisti, aumentando la propensione a spendere per le attività fuori casa, lo shopping, l'intrattenimento e i viaggi.
Gli acquisti in negozio sono a loro volta in ripresa: il 48% degli intervistati afferma di visitare un negozio fisico almeno una volta alla settimana e il 72% di essere propenso a visitare un centro commerciale nei prossimi 6 mesi. I consumatori prevedono anche di spendere di più in generi alimentari (41%), moda (33%) e salute e bellezza (30%), mentre circa un terzo a livello globale (31%) ha in programma di aumentare la spesa per viaggi nei prossimi sei mesi (l'82% di questi è almeno parzialmente vaccinato).
Da notare che i ragazzi della generazione Z mostrano la stessa propensione (45%) dei boomer (44%) verso gli acquisti in negozio negli ultimi 12 mesi. I millennial, invece, sarebbero particolarmente orientati verso lo shopping da mobile: il 50% acquista tramite smartphone almeno una volta alla settimana. Un'abitudine che coinvolge con la stessa cadenza il 41% degli intervistati, risultando pertanto diffusamente in crescita da quel 30% del 2020 e 17% del 2018.
Lato driver d'acquisto, il 52% degli intervistati dichiara di essere più "ecologico" rispetto a sei mesi fa e il 51% considera se il prodotto che intende acquistare ha un'origine tracciabile e trasparente. Prezzo e livello di servizio, tuttavia, sembrano restare i fattori più importanti: circa il 70% dà priorità all'offerta migliore quando fa acquisti in negozio o online e più della metà afferma che un servizio di consegna o ritiro efficiente è sempre o molto spesso rilevante.
Guardando, infine, al tema della protezione dati, più di un consumatore su dieci non crede che le aziende stiano rispettando i propri valori o mantenendo ciò che hanno promesso. Il livello di sfiducia è maggiore tra i giovani: tre intervistati su 10 (28%) della generazione Z affermano che le aziende "non stanno facendo la cosa giusta". Non solo. L'83% ha dichiarato che le pratiche di protezione dei dati influenzano la loro fiducia in un'azienda e circa la metà dei consumatori globali (47%) afferma che l'uso dei propri dati è per loro diventata una priorità assoluta. Tre consumatori su cinque (59%) ritengono di essere diventati più protettivi nei confronti dei propri dati negli ultimi 6 mesi e quasi la stessa percentuale (55%) ha affermato di non essere disposta a scambiare i propri dati per un compenso o uno sconto.