Il livello di insolvenza delle imprese nell’eurozona è uno degli indicatori utili per leggere la temperatura della crisi. Una temperatura in diminuzione anche se non rapidamente come ci si attenderebbe. I recenti studi sono eloquenti: secondo Atradius (uno dei più importanti player nei servizi di assicurazione del credito commerciale, cauzioni e recupero crediti in tutto il mondo), nel 2015 il livello di insolvenza nell’Eurozona delle aziende è ancora superiore al 75% rispetto allo stessa variabile misurata nel periodo pre-crisi.
Tuttavia per l’Italia il quadro è migliore rispetto a molti altri Paesi, anche se non positivo in senso assoluto.
Il nostro paese nel 2007 veniva da un periodo positivo con una percentuale di aziende insolventi inferiore rispetto al periodo precedente: -35%. A cavallo tra 2007 e 2008 il dato si è impennato accusando una perdita di 53 punti percentuali arrivando +18%. Tranne la parentesi del 2011, la percentuale di aziende italiane prossime al fallimento è sempre stata maggiore rispetto l'anno precedente di una percentuale a due cifre. Nel 2015 la svolta: la curva passa nuovamente sopra lo zero facendo segnare per il nostro paese performance rispetto al 2014 (dato di previsione).
Correlare il dato alla ripresa dalla crisi è comunque complesso. Occorre sottolineare che nei sette anni di crisi sono uscite dal mercato molte aziende poco competitive, determinando un quadro residuale con soggetti i più robusti. Inoltre in alcuni settori, la spinta normativa da un lato, e il credit crunch dall'altro hanno spinto le imprese a dare più attenzione ai processi di recupero credito e pagamenti. Nei prossimi mesi si potrà valutare il quadro con maggiore nitidezza quando i fattori prima descritti avranno terminato di incidere e, soprattutto, alla luce di un rallentamento dell'economia mondiale che impatterà inevitabilmente sull'export. In questa prospettiva, saranno i consumi interni a determinare la tenuta e crescita del sistema Italia.
Oltreconfine
Secondo l’indicatore del trend insolvenze delle aziende elaborato da Atradius, Spagna, Irlanda e Belgio sono i Paesi con le previsioni migliori per il 2015 e 2016, mentre soffrono ancora Francia, Svizzera e, ovviamente, la Grecia. La discesa della domanda di greggio e la conseguente diminuzione del costo del barile ha colpito il Canada e la Norvegia che hanno nel settore delle energie fossili importanti fonti di ricavo.