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Il quadro statistico delineato con dovizia di dettagli numerici da Enrico Giovannini, presidente Istat, nel corso del convegno IBC (Industrie di Beni di Consumo), mette in luce tre scenari: crescente povertà del nostro Paese, successo delle imprese italiane all'estero, che compensano con l'esportazione la dilagante miseria delle condizioni nazionali; e infine la Cavalcata delle Valchirie, ossia il Terzo Stato delle economie emergenti che, a differenza della folla proletaria e agricola ritratta nel celebre quadro di Pelizza Da Volpedo, è formato dai nuovi borghesi delle economie emergenti ormai emerse (indiani, asiatici, brasiliani, centro e nord-americani).
"Oggi - ha sottolineato Giovannini - ammontano a 1,8 miliardi gli individui della classe media, concentrati soprattutto in Nord America (338 milioni), Europa (664 milioni) e Asia (525 milioni), che però, entro il 2020, è destinata a raddoppiare la sua quota: per il 2050 due terzi dei consumatori della classe media vivrà in Asia".
Povera Italia
Se consideriamo anche il "sentiment" (ai minimi storici) il nostro Paese era messo meglio nel Dopoguerra. In Italia il Pil è sceso del 2,2% nel 2012 (ma, aggiungiamo noi, le entrate tributarie complessive sono cresciute del 2,8% grazie alle manovre correttive su Iva, Imu, accise, Robin Tax) e per il 2013 si prevede un andamento sempre negativo (-1%).
Nel 2011 l'11,1% delle famiglie è relativamente povero (8.173.000 persone) e il 5,2% lo è in termini assoluti (3.145.000). L'incidenza della povertà relativa aumenta dal 40,2% al 50,7% per le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro, e dall'8,3% al 9,6% per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro. Diminuisce tra dirigenti e impiegati.
L'incidenza della povertà assoluta è aumentata di 1,1 punti percentuali tra 2007 e 2011. L'incremento si è inizialmente concentrato nelle regioni del Mezzogiorno dove nel 2011 arriva all'8%, poi anche nelle regioni centrali.
Tra 2011 e 2012 la quota di individui in famiglie "deprivate" (tre o più sintomi di disagio economico) passa dal 16,0% al 22,2%; quella delle persone in famiglie "gravemente deprivate" (4 e più motivi di disagio economico) dal 6,9% all'11,1%.
Condizioni di marcato svantaggio si osservano nel Mezzogiorno dove il 36,5% è deprivato e il 19,3% è gravemente deprivato, nelle famiglie con persona di riferimento disoccupata (il 51,8% e il 32,1%), fra gli operai (30,6% e 14,9%), fra i lavoratori in proprio (19,7% e 8%) e fra i giovani con meno di 35 anni (28,9% e 15,6%).
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