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R iforme di ampio respiro: grandi assenti. A me pare che nella campagna elettorale appena terminata sia mancata una proposta visionaria, nel senso del disegno complessivo dell'Italia che si vuole. Una cosa è suggerire la modificazione di qualche imposta o la richiesta di provvedimenti per la crescita, ben altra, e necessaria, quella di specificare quale organizzazione delle istituzioni si ritiene adeguata a fare funzionare uno Stato del quale si possano identificare i confini delle competenze e delle prerogative esclusive, nel quale fossero chiari i rapporti tra i diritti individuali e intoccabili dei cittadini e le esigenze della convivenza civile cristallizzate nelle leggi. Seguirebbe, poi, la declinazione delle modalità di reperimento delle risorse adeguate a questi scopi.
Quest'assenza è figlia di una cattiva interpretazione della politica: tutta ricerca di consenso, anche per via di forzate mediazioni, quasi nulla sul versante della progettazione, la quale dovrebbe logicamente precedere la formazione del consenso e mai seguire.
Tributo Imu
Se vogliamo uno Stato federale con dislocazione verticale di ruoli presso i diversi livelli di Governo, ci sarà bisogno di tributi propri che inverino la preziosa idea di autonomia impositiva. Se le Regioni hanno competenza su qualche materia, attraverso i costi e i fabbisogni standard si stabilirà di quanto hanno bisogno e avranno la loro imposta. Così i Comuni, i quali, in particolare, necessitano di basi imponibili letteralmente immobili nel medio periodo. Le abitazioni sono la prima e migliore scelta. Viceversa, se rifiutiamo il federalismo possiamo dimenticare l'IMU e tutti i tributi che hanno base locale.
Dopo di che c'è il gigantesco problema del coordinamento delle funzioni - e quindi dei tributi - tra diversi livelli di governo. Restiamo sul caso dell'IMU. Erano previsti 21 miliardi di euro di gettito, secondo il conto consolidato delle amministrazioni pubbliche, il conto che riassume e unifica tutte le spese e tutte le entrate di qualsiasi livello di Governo. Ne sono arrivati almeno 24 e si potrebbe raggiungere, a consuntivo, la cifra di 28 miliardi. Della destinazione del sovrappiù di gettito nessuno sa o, almeno, dice niente. Anzi, la presa in giro è totale: si dice che rimanga ai Comuni, ma la cosa è del tutto irrilevante dal punto di vista dei cittadini che vorrebbero (o dovrebbero volere) sapere se il maggiore gettito servirà a ridurre ulteriormente il deficit o se questi soldi verranno restituiti o, infine, se verranno utilizzati per aumentare la spesa pubblica. Da qualche parte devono essere, giusto? O fanno la fine delle "maggiori risorse derivanti dalla lotta all'evasione e all'elusione": le avete mai viste? Sapete dove finiscono? Io no.
Tributo Tares
Si replica con l'avvento della Tares, qualcosa che ancora non si capisce se è una tassa (indeducibile dal conto economico delle imprese) o una tariffa, nel qual caso dovrebbe essere commisurata al costo del servizio erogato dall'ente locale (e quindi più inefficiente è l'ente maggiore sarà l'esborso da parte di imprese e famiglie).
Anche in questo caso si dovrebbe stabilire uno standard nazionale di servizio e un sistema generale di riporto del relativo costo su base locale. Se manca il primo, che attiene all'architettura delle istituzioni, risulterà arbitrario e odioso il secondo, tanto più perché la somma delle imposte pagate a qualsiasi titolo dal contribuente non sarà più determinabile a priori, ma solo ex post (e di solito è più del previsto).
Gli esempi possono proseguire. Senza una Camera composta dai rappresentanti dei Governi locali non si potrà rimediare a queste distorsioni. Senza nuove e diverse istituzioni, la transizione verso un compiuto federalismo (o eventualmente il ritorno al centralismo) non finirà mai. E certamente siamo tutti d'accordo che così non si può continuare. La campagna elettorale è l'ennesima occasione mancata per fare chiarezza su questi temi.
