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1.
I volumi relativi
al 1° trimestre 2011 assommano a 26,7 miliardi di euro
2.
La Germania è un hotspot per il retail, che attrae 4 miliardi di euro su un totale di 5,5
Stando a CB Richard Ellis, durante i primi tre mesi del 2011 il volume complessivo degli investimenti immobiliari commercial (escludendo dunque il residenziale) nel vecchio continente ha raggiunto quota 26,7 miliardi di euro, con una crescita del 26% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un dato inferiore soltanto a quello inerente al trimestre conclusivo del 2010, pari a 38,6 miliardi: ma è noto che si tratta del periodo cui si associano tradizionalmente i maggiori importi.
Rafforzando una consolidata linea di tendenza, hanno prevalso di gran lunga gli asset core ubicati nei mercati primari, con un’intensificazione della competizione tra capitali di sempre più eterogenea provenienza, dai fondi pensione canadesi ai multiformi player del Medio e dell’Estremo Oriente: il Prime All Property Yield Index ha così mostrato una diminuzione di ulteriori 6 punti base, attestandosi al 5,53%.
Nel complesso, il sentiment degli operatori sta continuando a muoversi lungo la curva del rischio/rendimento, sebbene in modo assai selettivo, dando luogo a strategie che non disdegnano le opportunità contraddistinte da un più elevato coefficiente di difficoltà, con variazioni tipologico-geografiche sul tema del value added. Per incidens, il forte incremento registrato si lega ad alcune transazioni di dimensione straordinaria: non fa eccezione il contesto italico, dove spicca il deal concernente La Rinascente Duomo di Milano, finita nel portafoglio del fondo Ippocrate per 472 milioni.
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Il sentiment si estrinseca nell’oculata propensione
al rischio
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L’Italia arretra nelle preferenze degli investitori stranieri
Investimenti immobiliari europei nei mercati | |||||
(1° trimestre (Q1) 2011 vs 1° 2010 - milioni di euro) | |||||
Area geografica | Q1 2011 | Q1 2010 | Variazione % | ||
Regno Unito | 9.800 | 7.031 | 39 | ||
Germania | 5.493 | 4.647 | 18 | ||
Francia | 1.991 | 1.493 | 33 | ||
Paesi nordici | 3.442 | 3.549 | -3 | ||
Benelux | 1.220 | 1.253 | -3 | ||
Italia | 1.083 | 620 | 75 | ||
Spagna e Portogallo | 745 | 1.228 | -39 | ||
Paesi centro-orientali | 2.545 | 857 | 197 | ||
Altri* | 424 | 508 | -17 | ||
Europa | 26.740 | 21.186 | 26 | ||
*Inclusi Austria, Grecia, Irlanda e Svizzera | |||||
Fonte: CB Richard Ellis, Kti, PropertyData, Realia Management | |||||
Belpaese indietro
Secondo Alessandro Mazzanti, ceo di CB Richard Ellis Italia, nell’ambito domestico “stiamo assistendo a un crescente interesse da parte degli investitori internazionali per gli asset retail core e per l’high street retail, mentre il settore degli uffici si conferma il target preferito dagli investitori locali e dai fondi. Purtroppo, però, pesano ancora come una spada di Damocle le nuove regole sui fondi immobiliari.
Per questo nel corso dei prossimi mesi la ripresa sarà lenta”.
E una recente indagine realizzata dal team Research Emea ha evidenziato che il numero di stranieri con il Belpaese sulla lista della spesa si è ridotto dal quasi 3% all’1,3% attuale. Conclude quindi Mazzanti: “riteniamo che gli investitori internazionali che ancora scelgono di investire in Italia siano quelli con una radicata presenza nel nostro territorio, che hanno avuto modo di sperimentare buone performance dalle operazioni fatte negli anni passati.
Per dare stimolo al mercato oggi, è necessario invece individuare nuove forme di raccolta del capitale, come la creazione di Family Office (attrarre grandi capitali locali) e favorire forme di jv tra developer e private equity e tra specialisti e fondi core, come è stato il caso di Corio e Allianz nello scorso anno”.
Concludendo, l’indice di gradimento tricolore è periclitante, ma i molteplici condizionamenti endogeni ed esogeni lasciano ampio spazio per i virtuosi interpreti del pensiero laterale. Hoc opus, hic labor…