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1. Shiller aveva previsto la bolla immobiliare 2008
2. Vernon Smith sottolinea il ruolo dell'immobiliare nelle crisi mondiali, dal 1929 ai giorni nostri
Nel suo libro “Irrational Exuberance” (Esuberanza irrazionale) aveva previsto, all’inizio del 2000, l’esplosione della bolla internet e, nella seconda edizione del 2005, quella del mercato immobiliare americano. Le sue previsioni si sono purtroppo avverate. Negli anni Trenta del secolo scorso, sostiene Shiller, gli Stati Uniti reagirono alla crisi del mondo finanziario rafforzandone il sistema. L’Europa fece il contrario: lo penalizzò pentendosene nei decenni successivi. La soluzione non consiste nel limitare il funzionamento dei mercati finanziari, ma nell’incentivarne la diffusione e la democratizzazione. In particolare, vanno promossi mercati capaci di coprire rischi individuali oggi più comuni, dalla svalutazione di un investimento ingente e rischioso come la casa, a quello di un ridimensionamento del reddito (Shiller pensa a dei “future” sul mercato immobiliare e a un sistema assicurativo diffuso).
Le fasce più basse della popolazione in termini di reddito e cultura dovrebbero usufruire di una consulenza finanziaria non di parte, mentre quantità e qualità dell’informazione finanziaria dovrebbero crescere, con l’istituzione di banche dati che aiutino a comprendere la situazione finanziaria di individui e organizzazioni. I mutui dovrebbero, infine, cambiare volto, includendo meccanismi di adattamento delle rate alle possibilità di pagamento (cosa, in parte avvenuta, ma solo per un periodo temporale limitato a un anno).
Le cause della crisi | ||
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Tra il 1997 e il 2006 gli americani si sono convinti che i prezzi delle case fossero destinati a crescere per sempre. Pur di entrare nel mercato si sono sobbarcati mutui sempre più alti e le banche glieli hanno concessi, un po’ perché convinte della stessa favola, un po’ perché l’innovazione finanziaria consentiva di “cartolarizzarli” disseminandone il rischio. Le autorità monetarie non hanno adottato politiche restrittive e le società di rating non hanno declassato i titoli spezzatino perché non volevano uccidere la gallina dalle uova d’oro. Ma la salute della gallina, dal 2006 in poi, ha cominciato a deteriorarsi: i prezzi delle case, nel giro di meno di due anni, sono scesi del 15% e molti debitori sub-prime hanno preferito interrompere il pagamento di un debito che era ormai più alto del valore della casa, facendo crollare il castello di carta. Non ci sono difese |
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