Più “rilassata” si presenta la
situazione a livello nazionale,
dove i dati relativi a consumi e
volumi sono in linea con il fine
anno 2007. Sono in totale 153
milioni le bottiglie consumate sul
mercato interno. Il giro d’affari alla
produzione comunque cala (- 18%)
e il fatturato al consumo risente
di una contrazione del 10%, per
un valore globale di 740 mio di
euro. Alla bottiglia di spumante
- crisi economica e crisi dei consumi
generale - comunque non si
rinuncia, specie sotto le feste. Sono
state, infatti, circa 110 milioni le
bottiglie stappate in 25 giorni, di
cui 15 milioni destinate ai regali
(+12% rispetto al 2007). L’atteggiamento
di consumo fin troppo
legato alla tradizione sottopone
i produttori a tutta una serie di
impegni: aumento della promozionalità,
difficoltà nel portare avanti
una politica orientata alla fidelizza-
Il mercato interno intanto appare
alquanto rilassato nelle dinamiche
zione, impossibilità di fare vera cultura
di prodotto nei confronti dei
consumatori. Impegni che si ripercuotono
negativamente sui meccanismi
di creazione di valore. Dai
dati emerge che il mercato interno
conferma un maggiore movimento
degli acquisti nella grande distribuzione
e nei discount con partita
Iva; le vendite in cantina registrano
un significativo incremento soprattutto
per le aziende medio-piccole
e a conduzione familiare. Circa
il 7% della produzione spumantistica
nazionale è venduta direttamente
alla produzione (con punte
anche del 14-18% come nella zona
di Valdobbiadene). Franciacorta e
Trento Doc sono i prodotti leader
nei ristoranti, in enoteca e nella
settore della regalistica. L’Asti si
conferma il re incontrastato con i
dolci della tradizione e nei cenoni
fuori casa, soprattutto a fine anno
con oltre l’88% del consumo.
Consumatori emergenti | ||
Per quanto riguarda il profilo dei consumatori “emergenti”, sono in aumento quelli che scelgono gli spumanti a tutto pasto (sondaggio di winenews.it); 3,4 milioni gli italiani sono più bubbles’ lovers (l’identikit è del maschio, 35-50 anni, laureato, del nord-ovest e del centro-sud) con un +12% di bott./anno. Fra i giovani le bollicine come aperitivo stanno soppiantando i cocktail; al bar la mescita a calice tocca tutti i prodotti dagli extrabrut agli extradry e fa registrare un incremento di un importante 25% nel canale horeca. |
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Tutto in venti giorni | ||
La conferma che per i vini spumanti italiani non c’è ancora una radicata cultura al consumo quotidiano arriva dalle cifre sulla concentrazione delle vendite: il 72% è ancora compreso nell’arco temporale dal 10 dicembre al 6 gennaio (era l’84% nel 1980). La parola d’ordine per tutti i produttori è sempre la stessa: spingere sulla destagionalizzazione, perché solo così si può puntare a una crescita dei consumi, a una diffusione del prodotto nei diversi canali e punti di vendita di mercato, a un ampliamento delle aree di incidenza commerciale di ogni etichetta. Per il Forum degli Spumanti d’Italia questo è il fil rouge delle proprie politiche di promozione: fare opinione, informazione, formazione, cultura, perché solo attraverso questi fattori di conoscenza è possibile creare un approccio diverso del consumatore. |
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