L’agenda delle Nazioni Unite ha stabilito il 2030 come anno in cui dovremo raggiungere l’obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare. Obiettivo alla portata? I dati del 2024 dicono che gli alimenti buttati in Italia nel 2024 sono aumentati del 45% (Waste Watcher), nell’anno peggiore nella storia mondiale (Wwf): il cibo sprecato avrebbe occupato una superficie più ampia della Cina. L’Italia, secondo il dato di Waste Watcher, è tra i Paesi meno virtuosi in Europa, specie al Sud, più nei piccoli comuni rispetto alle grandi città. Secondo il Centro Studi Divulga, vengono sprecati o persi oltre 1,7 miliardi di tonnellate di cibo all’anno nel mondo per un valore di quasi 4.500 miliardi di dollari: sarebbe circa un terzo dei 6 miliardi di tonnellate di cibo disponibile. Le cause sono da ricercarsi in una errata gestione degli acquisti da parte dei consumatori ma anche dell’incapacità di valutare cosa è uno scarto o cosa potrebbe essere riutilizzato. In occasione della dodicesima giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, le aziende fanno il punto sulle strategie messe in atto per prevenire inutili sprechi.
Costadoro riscopre la cascara, l’infuso dallo scarto del chicco di caffè
Tra gli alimenti che potrebbero essere utilizzati, non finendo nella spazzatura, c’è la cascara. Costadoro, azienda nella produzione di caffè di alta gamma, rilancia la cascara, esempio di lotta allo spreco alimentare. La cascara, che in spagnolo significa “guscio”, è la parte essiccata che avvolge il chicco di caffè. Viene spesso scartata durante la fase di produzione. Ma grazie al suo gusto e a un profilo aromatico diverso dal caffè, pur provenendo dalla stessa pianta, si presta ad essere usata come infuso, un po’ come una tisana, per essere gustata calda o fredda.
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Più di un pesce su tre pescato inutilmente
L’ittico è uno dei settori in cui si concentra la più alta percentuale di spreco alimentare: il 35% del pescato viene sprecato, secondo la Fao, contribuendo allo spreco alimentare e ad un inutile inquinamento. Secondo uno studio dell’Iias (Istituto italiano alimenti surgelati), il consumo di pescato surgelato permetterebbe di diminuire gli sprechi di oltre il 47%. Gli sfusi surgelati consentono infatti maggior controllo nelle porzioni. Sapore di mare, azienda nel campo della commercializzazione di prodotti ittici congelati sfusi, offre oltre 100 varietà di pesce sfuso, pulito e pronto per essere cotto o scongelato. L’azienda ha in catalogo poi prodotti ittici certificati Msc (Marine stewardship council) e Asc (Aquaculture stewardship council), etichette che certificano che il pesce provenga da fornitori impegnati nella ricerca di una sempre maggiore sostenibilità.
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Impacchettare per risparmiare
Cuki save the food è il progetto di Cuki per sensibilizzare sul valore del cibo e la lotta allo spreco. L’iniziativa è nata nel 2011 per aiutare Banco Alimentare nel recupero di alimenti non consumati nelle mense, per poi donarli ai bisognosi. Ad oggi oltre 24 milioni porzioni di cibo sono state redistribuite. Il progetto si è continuamente evoluto. Nel 2014 è nata Cukipedia, una guida on line realizzata in collaborazione con Slow Food Italia, con le regole per la corretta conservazione degli alimenti. Nel 2016, nel campo della ristorazione, è nata Cuki save bag, una vaschetta in alluminio per un trasporto più agevole del cibo, studiata con il Politecnico di Torino per contrastare lo spreco alimentare nei ristoranti. Cuki ha poi redatto le 7 buone abitudini per consigliare i consumatori su una corretta organizzazione della dispensa (dove in prima linea devono trovarsi gli alimenti prossimi alla scadenza, ad es.), su un’ottimale conservazione, la programmazione della spesa, l’organizzazione dei ripiani del frigorifero. Nel 2023 è stata lanciata invece Cuki save the food app, per permettere di gestire il congelatore sapendo sempre quali alimenti sono presenti e quando è ora di scongelarli, grazie a una notifica. Nel 2025 e oltre il progetto continuerà nella sua attività di sensibilizzazione.
Un box senza sprechi
Planeat vuole combattere lo spreco alimentare proponendo kit di ingredienti lavati e porzionati per le differenti esigenze di consumo, pronti da mangiare o per essere cucinati. La startup ha ideato un sistema di contatori per misurare il proprio contributo verso il pianeta, con dati elaborati e certificati dall’Università di Pavia, in base ai quali emerge che sono state 83 le tonnellate di cibo salvate, l’equivalente di 211 t di CO2, di 48 milioni di litri di acqua e 915 mila mq risparmiati. Dal 2024 tutte le spese effettuate sulla piattaforma dai lavoratori delle aziende che hanno scelto Planeat sono consegnate nei Planeat Pack, ossia contenitori riutilizzabili anziché compostabili. Ai dipendenti delle 50 aziende che finora hanno scelto lo slow and conscious food delivery di PlanEat viene richiesto di fare l’ordine per il pranzo entro le 11 del giorno prima. “Grazie alla programmazione e all’uso intelligente delle materie prime -dice Nicola Lamberti, fondatore di Planeat-, eliminiamo gli sprechi alla radice, garantendo qualità e sostenibilità”. L’anticipo consente di preparare solo che ciò che verrà effettivamente consegnato, con un risparmio di materie prime che si traduce in prezzi più contenuti (inferiori del 50-70% rispetto alla ristorazione e al food service, comunica l’azienda) e maggiore sostenibilità.