L’Italia si è confermata quest’anno il terzo paese trasformatore di pomodoro a livello mondiale, dopo la Cina e gli Stati Uniti, e rappresenta l’11,8% della produzione mondiale e il 47,4% del trasformato europeo, con un fatturato totale di circa 5,5 miliardi di euro. Quella del pomodoro è una filiera chiave del made in Italy, ma alle prese con minacce provenienti da più fronti, a partire dalla concorrenza sleale dei Paesi extra Ue e dal cambiamento climatico.
Di questi temi si è parlato lo scorso 3 dicembre a Parma, in occasione dell’assemblea pubblica di Anicav, dal titolo “Il filo rosso del pomodoro - Tra infrastrutture strategiche e tutela del made in Italy”: una giornata articolata tra tavole rotonde e dibattiti, con l’obiettivo di fare il punto sullo stato dell’arte della filiera, le sfide da affrontare e le opportunità da cogliere, e le possibili soluzioni per garantire competitività al settore.
Le leve della competitività
La campagna 2024 di trasformazione del pomodoro ha raggiunto una produzione di 5,3 milioni di tonnellate, in calo di -2,5% rispetto all’anno scorso: è stata una delle più difficili di sempre, innanzi tutto per l’alternanza anomala di periodi di piogge e di siccità, conseguenza del cambiamento climatico. Come è emerso durante la tavola rotonda “Crisi idriche e infrastrutture strategiche”, ripristinare le infrastrutture idriche è di primaria importanza per la filiera, cominciando dalla diga di Vetto in Emilia e da un’opera di collegamento fra le dighe di Puglia e Molise.
Ma fondamentale è anche contrastare la concorrenza sleale che arriva da oltre confine. “Non dimentichiamo che dal 2020 a oggi la Cina ha più che raddoppiato le sue produzioni -ha commentato Francesco Mutti, ad Mutti e vice presidente Anicav, durante la tavola rotonda “Quali prospettive per il futuro della filiera”-. Non possiamo accettare che Paesi che vendono a prezzi molto bassi mettano in crisi la nostra industria. Il food è un settore strategico e va tutelato, così come dobbiamo salvaguardare la nostra filiera, che deve continuare a portare prodotti eccellenti”.
La competitività deve essere giocata sul campo della qualità, non su quello dei costi ed è necessaria la coesione di tutti gli attori della filiera. “Dobbiamo lavorare sull’innovazione, sulla ricerca, su come aumentare le rese agricole, sulla logistica, incrementando il trasporto via mare. Bisogna fare squadra, con altri paesi e anche in Italia: i due OI di Nord e Centro Sud devono collegarsi, perché siamo una vera filiera e dobbiamo collaborare tutti insieme”, ha sottolineato il presidente di Anicav, Marco Serafini.
Servono regole europee
I competitor sono globali, con India, Cina e Stati Uniti in testa, ma anche in Europa tutti dovrebbero rispettare le stesse regole per la commercializzazione di derivati del pomodoro a basso costo che provengono da Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilità ambientale e sociale.
“Quanto accaduto nelle scorse ore in Gran Bretagna, con un’inchiesta giornalistica che mette in dubbio l’origine della materia prima utilizzata per alcune passate di pomodoro che i consumatori d’oltremanica trovano a scaffale, impone una duplice riflessione -ha dichiarato Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav-. Prima di tutto sulle metodologie usate per questa indagine che non ci risultano avere fondamento scientifico. La nostra associazione sta lavorando in questo senso, proprio per arrivare a un metodo condiviso e certo per definire l’origine della materia prima e combattere, come facciamo da sempre, ogni tentativo di frode. Rimane poi la questione normativa. Per nostra natura siamo “culturalmente” favorevoli a mercati aperti e liberi da dazi, tuttavia in alcuni casi limite potrebbe essere necessario porre in essere, in sede europea, mirate politiche protezionistiche. A tal fine salutiamo positivamente l’adozione del Regolamento “Products made with forced labour” che vieta l’immissione sul mercato europeo di prodotti realizzati utilizzando lavoro forzato”.
Le proposte
I partecipanti alla giornata organizzata da Anicav hanno stilato una serie di proposte per affrontare le sfide della filiera:
- Applicazione in Europa del principio di reciprocità: tutti devono avere e rispettare le stesse regole.
- Estensione a livello europeo della norma, già in vigore in Italia, in base alla quale la passata deve essere ottenuta solo da pomodoro fresco, con obbligo di riportare in etichetta lo Stato e, qualora il ciclo produttivo lo consenta, anche la zona dove il pomodoro è stato coltivato.
- Ricerca di soluzioni per l’efficientamento produttivo puntando sulla ricerca varietale, sull’evoluzione delle tecniche produttive e ripensando l’organizzazione ed il livello dimensionale delle imprese agricole.
- Investimenti sul miglioramento genetico per identificare nuove varietà capaci di garantire produttività, resilienza e sostenibilità ambientale, senza compromettere la qualità.
- Razionalizzazione delle competenze relative al sistema idrico, anche attraverso un intervento sulla legislazione in materia di acqua.
- Ottimizzazione delle infrastrutture idriche in particolare costruzione, nell’area emiliana, della diga di Vetto, un’opera attesa da anni per risolvere il problema della siccità nella Val d'Enza tra Parma e Reggio Emilia, per la regimentazione e la laminazione delle acque piovane, per la messa in sicurezza del territorio e soprattutto per rispondere alle esigenze idriche dell’agricoltura e delle industrie. Creazione, nel bacino centro sud, di un’opera infrastrutturale di collegamento tra la diga di Occhito, in provincia di Foggia, e quella del Liscione, in provincia di Campobasso. Si tratta di un collegamento di pochi chilometri che porterebbe in Puglia un volume medio annuo stimato in 40-60 milioni di metri cubi d’acqua, che, quando la diga del Liscione è troppo piena, il Molise è costretto a sversare in mare, e che garantirebbe l’acqua necessaria agli agricoltori pugliesi.
I numeri dei consumi
Secondo i dati di Anicav sul canale retail, il primo semestre 2024 ha visto un’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, con una flessione a volume di -1,2% delle quote di mercato interno, a fronte di un valore pressoché stabile (-0,6%). I dati di consumo evidenziano la contrazione maggiore per i pomodorini, in flessione sia a volume (-8%) sia a valore (-4,2%), ma calano anche i pelati interi (-3,5% a volume e -3,7% a valore) e la polpa (-3,4% a volume e -4,2% a valore). La passata continua a essere il prodotto più venduto, tanto che rappresenta il 62,3% del mercato dei derivati, e ha guadagnato +1,6% a valore, mentre rimane stabile a volume (+0,4%).
Il canale Foodservice evidenzia invece un trend di crescita, grazie alla sempre maggiore attenzione che la ristorazione mostra verso la qualità delle materie prime. In crescita anche le esportazioni, avanzate nel primo semestre 2024 di +9% a volume e a valore rispetto allo stesso periodo del 2023.