Costa d’Oro, filiera dell’olio a scarto zero

La valorizzazione dei sottoprodotti è uno degli aspetti più innovativi del piano di sostenibilità Planet O-Live dell’azienda di Spoleto che ha creato un’Academy per lo sviluppo delle best practice

Servire la terra è il payoff del Gruppo Avril di cui dal 2018 Costa d’Oro fa parte. Con questo spirito l’azienda di Spoleto ha proposto una serie di progetti innovativi nella chiara direzione della sostenibilità, non solo ambientale. Con il claim Uno Zero che vale oro! ha lanciato Zero, il primo olio extravergine sul mercato italiano certificato Zero Pesticidi Residui, che è anche tracciato su blockchain. Sgs Italia ha analizzato l’eventuale presenza di oltre 260 tipologie di prodotti chimici, una lista redatta in collaborazione con la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Un prodotto che vuole cambiare la domanda del consumatore, con prezzo democratico, applicato all’etichetta più venduta, per fare crescere la produzione pulita e creare un effetto a cascata sottolinea il marketing di Costa d’Oro. Contestualmente l’azienda ha presentato Planet O-live, il piano per la valorizzazione di una filiera dell’olio produttiva e sostenibile. Prevede una serie di azioni concrete, tra cui la riduzione dei pesticidi, l’uso più efficiente delle risorse idriche e dei fertilizzanti, la gestione del suolo mediante l’inerbimento, l’utilizzo di energie rinnovabili negli stabilimenti produttivi, gli accordi di filiera per sostenere la produzione italiana, il recupero e la piantumazione di nuovi ulivi, fino alla tracciabilità di ogni fase di produzione. Un piano che si basa su quattro pilastri. Il primo è Agire per un’agricoltura rispettosa del pianeta, in cui rientrano il progetto Zero Residui e la Planet O-Live Academy, con lo scopo di individuare le best practice in materia di sostenibilità dal campo al frantoio: codificandole verrà divulgato il Manifesto della produzione sostenibile. Il secondo è Agire per le filiere locali, prevede per esempio il raddoppio dei volumi del prodotto 100% italiano. Terzo, Agire per il clima, riguarda, per esempio, la riduzione di overpackaging, con l’obiettivo di eco-riprogettare i pack per ridurre del 10% le emissioni di CO2 entro il 2030 e aumentare il tasso di autosufficienza di energia elettrica con il fotovoltaico dall’attuale 30% al 50%. Ultimo, Agire per collettività e inclusività, collaborando con diverse associazioni ed enti no profit, dando priorità a quelle impegnate nell’olivicoltura, come le Olivastre, associazione nata per iniziativa di tre donne che hanno deciso di recuperare un oliveto secolare abbandonato sulle colline del lago Trasimeno.
Il progetto più rivoluzionario è la Planet O-Live Academy, un comitato scientifico composto da due eccellenze accademiche italiane. Il team di ricerca del professor Luca Sebastiani, presso il Centro di Ricerca Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, si occuperà di rendere più sostenibili le operazioni in campo; quello del professor Maurizio Servili, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia, coinvolgerà i frantoiani con l’obiettivo di recuperare e valorizzare gli scarti del processo di estrazione meccanica degli oli vergini di oliva in un’ottica di economia circolare. L’idea è arrivare a filiera olivicola a scarto zero, come quella enologica. La rivoluzione è guardare non più solo a quel 15% d’olio che si ricava dal frutto oliva, ma anche all’85% che viene buttato. “L’oliva contiene poi molecole bioattive uniche ed esclusive, di cui solo il 2% finisce nell’olio, mentre il 98% è destinato ai campi o a centrali di biogas - ricordato Servili-. Abbiamo messo a punto un processo che ne permette il recupero. Possono essere poi utilizzate in vari modi: a uso alimentare umano, come antimicrobici e antiossidanti naturali, che vanno a sostituire quelli di sintesi nelle filiere alimentari, carni e latte, per prodotti funzionali, oppure come integratori o nell’industria cosmetica”. La Planet O-live Academy lavorerà direttamente con olivicoltori selezionati da Confagricoltura e Assoprol per creare entro il 2024 il Manifesto della produzione sostenibile. Il Manifesto sarà esteso a circa 80 mila operatori della categoria del settore e nel 2030 oltre un milione di piante nuove potranno mettere a frutto queste pratiche elaborate dalle università con la filiera.

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