Nomisma, nel suo Report Wine Monitor, con NIQ-NielsenIQ, evidenzia per le vendite nel canale retail italiano un calo a volume di quasi il 3% nel 1° semestre

"Settembre, andiamo, è tempo di migrare", ricordando un celebre endecasillabo incipitario di una delle più lette poesie di Gabriele D'Annunzio, I pastori. È tempo anche di vendemmiare. E a proposito di vino, dall’ultimo Report Wine Monitor di Nomisma emergono situazioni in chiaro-scuro con trend differenti da mercato a mercato, soprattutto per quanto riguarda le vendite in Italia.

Relativamente ai primi sei mesi dell’anno l’analisi, realizzata da Nomisma in collaborazione con NIQ-NielsenIQ, evidenzia per le vendite nel canale retail italiano un calo a volume di quasi il 3% rispetto allo stesso periodo 2023 a fronte di una crescita di poco meno dell’1% a valore. Nel complesso si evince una riduzione nelle quantità vendute comune a tutti i format distributivi, ma non alle diverse categorie. Vini fermi e frizzanti calano in volume più nell’eCommerce, meno nel segmento discount. Al contrario, gli spumanti segnano una variazione di segno positivo in tutti i comparti (più elevata nel discount) salvo che nel canale cash&carry.

Denis Pantini (2014)

Questi numeri evidenziano una volta di più come il fattore che sta influenzando maggiormente le vendite del vino in Italia sia rappresentato dal perdurare dell’incertezza economica che si riflette nella capacità di spesa dei consumatori -commenta Denis Pantini, responsabile Agrifood e Wine Monitor di Nomisma-. Un’incertezza che ha interessato anche i consumi fuori-casa, in particolare quelli al ristorante”.

 A tale proposito, basti pensare che dopo una crescita dei consumi alimentari (food&beverage) nel canale Horeca (+7% nel primo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2023), il secondo trimestre ha visto, invece, un rallentamento, portando la variazione a +4,5%. Su questa dinamica ha inciso indubbiamente anche il minor afflusso di turisti, con un incremento degli arrivi dall’estero che non ha compensato del tutto il calo dei turisti italiani.

Mercati esteri, qualche segnale di ripresa

Sui mercati esteri, invece, si scorge qualche segnale di ripresa. Al giro di boa del primo semestre 2024 le importazioni cumulate di vino nei principali 12 mercati globali, rappresentativi di oltre il 60% degli acquisti mondiali di vino in valore, si mantengono ancora in territorio negativo (-4%). Va, però, segnalato un miglioramento rispetto al cumulato del primo trimestre (-9%).

Le importazioni di vino dall’Italia registrano performance migliori rispetto al trend generale. In particolare, rispetto allo stesso semestre del 2023 gli acquisti di vini italiani a valore risultano positivi negli Stati Uniti (+5,7%), nel Regno Unito (+4,7%), in Canada (+1,3%) e in Brasile mentre soffrono in Germania (-9%) e nei paesi asiatici (Giappone, Cina e Corea del Sud).

In merito alle singole categorie, miglioramento rispetto al primo trimestre di quest’anno per vini fermi e frizzanti italiani. Il calo degli acquisti nei mercati top mondiali si riduce di intensità, arrivando a -2% a valore, con performance in controtendenza (e quindi positive) in Usa, UK, Canada e Brasile. Rispetto al primo semestre 2023, le importazioni di spumanti italiani mostrano un +4,5% a valore, con performance in crescita negli Stati Uniti, UK, Francia, Canada, Australia e Brasile. Al contrario, continuano le riduzioni degli acquisti di spumanti italiani in Germania, Svizzera e Giappone.

Corre l'export di prosecco (+12% a valore nel cumulato dei primi 5 mesi di quest’anno) e recuperano i rossi Dop della Toscana (+6%) dopo il calo dell’anno scorso, mentre soffrono ancora quelli piemontesi (-2%).

Il report di Nomisma propone anche uno sguardo ai concorrenti. Il grande malato, in questo momento storico, sembra essere il vino francese che più di altri soffre gli effetti di questa congiuntura economica negativa a livello mondiale: -10% il valore dell’export dalla Francia nel primo semestre 2024, con flessione che tocca il -17% nel caso dello champagne e il -16% i rossi di Bordeaux, ma non risparmia neppure quelli della Borgogna (-7%).

In negativo anche l’export della Nuova Zelanda (-3%), mentre viaggiano in territorio positivo Spagna, Cile e Stati Uniti. In forte crescita l’Australia (+28%), in recupero dopo il crollo nell’export di vino dell’anno scorso.

Conclude Denis Pantini: “Il recupero messo a segno dai vini australiani si spiega interamente con la fine dei super-dazi che il Governo di Pechino ha revocato da marzo di quest’anno: al netto del ritorno sul mercato cinese, l’export dell’Australia nel resto del mondo registra, infatti, un ulteriore calo cumulato dell’11% nel primo semestre 2024”.

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