Innovazione e tecnologie, la chiave per la sostenibilità alimentare

Big data, IoT, Ai e blockchain per centrare gli obiettivi di sostenibilità alimentare dell'agenda 2030 dell'Onu. Essenziale il ruolo delle startup

I dati di partenza non sono al momento incoraggianti. L'Italia mostra ritardi importanti rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Sotto i riflettori, tra le varie criticità, è il tema della sostenibilità alimentare. In questo caso, i ritardi non riguardano solamente il goal 2 dell’agenda 2023, “sconfiggere la fame", ma una serie di altri fattori che spaziano dalle abitudini alimentari della popolazione adulta alle criticità del comparto agricolo, senza dimenticare i grandi temi ambientali che rendono sempre più complesso sostenere i sistemi agroalimentari.
È questo l’assunto di partenza sul quale si è sviluppata la ricerca dell’osservatorio food sustainability del Politecnico di Milano presentata in questi giorni durante il convegno Sostenibilità alimentare, dalle parole ai fatti. Chi misura, raccoglie!
La ricerca si è posta l’obiettivo non solo di comprendere lo status quo, ma anche cercare di capire come l’innovazione – e l’innovazione etica in particolare - possa giocare un ruolo chiave nella proposizione e promozione di nuovi modelli di sviluppo, grazie a una collaborazione in gradi di coinvolgere tutti gli attori dell’ecosistema, esperti del mondo accademico e della ricerca, responsabili politici e la società civile.

Alessandro Perego, direttore scientifico degli osservatori digital innovation della School of management del Politecnico di Milano, sottolinea come non sia possibile scindere la sostenibilità alimentare dai grandi temi della sostenibilità sociale e ambientale, evidenziando la necessità di passare dalle buone intenzioni ad azioni concrete e misurabili.
Ed è proprio sulla misurabilità che è stato posto forte l’accento: misurare, monitorare e rendicontare sono fondamentali per garantire e testimoniare l'efficacia delle azioni intraprese.

Focus sullo spreco alimentare

Uno dei temi chiave su cui si è concentrata la ricerca è la gestione delle eccedenze alimentari e la riduzione dei residui e scarti.
Ed è proprio qui che si evidenzia la necessità della misurazione.
Più le aziende misurano, più acquistano consapevolezza, più sono indotte a valorizzare e gestire le eccedenze e gli sprechi.
E i dati dell’osservatorio lo dimostrano. Al momento, solo il 43% delle aziende italiane attive nel settore della trasformazione alimentare è attrezzato per misurare le proprie eccedenze.
Ma l’89% delle imprese che effettuano questa misurazione applica pratiche di donazione e riuso.
Va detto che se i dati sulla misurazione sono un po’ impietosi, il settore della trasformazione alimentare in Italia ha già assunto comportamenti virtuosi nell’ambito dell'economia circolare: 8 aziende su 10 adottano pratiche di riuso o valorizzazione di residui e scarti, promuovendo una produzione più sostenibile e responsabile.
Complessivamente, le aziende della trasformazione agroalimentare in Italia donano circa 139mila tonnellate di eccedenze edibili ogni anno, mentre ne riusano in forme diverse altre 182mila tonnellate. Tuttavia, esiste una notevole differenza tra le grandi aziende, dove il 70% valorizza le eccedenze, e le piccole imprese, dove solo il 31% adotta queste pratiche. Questo indica la necessità di sostenere le piccole e medie imprese nella loro transizione verso pratiche più sostenibili, fornendo loro gli strumenti e le risorse necessari per misurare e gestire efficacemente le eccedenze.

Il ruolo delle tecnologie nella lotta allo spreco alimentare

Se la misurabilità è un obiettivo, ecco che le tecnologie che abilitano questa misurabilità assumono un ruolo centrale nel cammino verso la sostenibilità alimentare. Big data e data analytics, in primis, consentono alle aziende di raccogliere dati dettagliati sui processi produttivi, identificando aree di inefficienza e spreco, e sviluppando strategie per ottimizzare l'uso delle risorse.
Intelligenza artificiale e machine learning sono utilizzate invece per il monitoraggio degli sprechi: i sistemi di riconoscimento delle immagini possono identificare cibo sprecato e suggerire interventi per ridurre sprechi ed eccedenze, mentre l'Ai può analizzare dati climatici e agricoli per ottimizzare le pratiche di coltivazione, migliorando la resa e riducendo l'impatto ambientale.
Le soluzioni basate su blockchain, dal canto loro, permettono di tracciare ogni fase del processo produttivo, dalla coltivazione alla distribuzione, garantendo integrità dei dati, qualità e origine dei prodotti alimentari, facilitando la certificazione di pratiche sostenibili, riducendo il rischio di frodi e migliorando la trasparenza della filiera.

Startup: protagoniste dell'innovazione

Le startup contribuiscono in modo significativo all'innovazione nell’ambito della sostenibilità alimentare, aiutando la transizione verso filiere agroalimentari più sostenibili grazie all'innovazione tecnologica.
Dall’analisi dell’osservatorio, le startup italiane attive nel settore agrifood sono circa 2.270 e si concentrano su temi legati alla tutela degli ecosistemi, al miglioramento dell'efficienza delle risorse e alla prevenzione degli sprechi.
La stragrande maggioranza delle startup utilizza tecnologie avanzate, con il digitale che gioca un ruolo centrale nel 57% delle soluzioni proposte. Queste startup stanno sviluppando soluzioni innovative che spaziano dall'agricoltura di precisione all'uso di piattaforme blockchain per la tracciabilità e la gestione dei dati di filiera. Inoltre, molte di queste startup sono impegnate nello sviluppo di packaging sostenibile e soluzioni di eCommerce che avvicinano produttori e consumatori, riducendo le filiere e migliorando l'efficienza del mercato agroalimentare.
Se è vero che il 98% delle soluzioni tecnologiche di misurazione delle performance di sostenibilità sviluppate dalle startup si concentra sulla valutazione dei kpi ambientali, come l'uso delle risorse, la misurazione dell’impronta di carbonio, la misurazione delle eccedenze e la capacità di valutare gli sprechi, un buon numero di soluzioni ha un approccio più olistico al tema della sostenibilità: il 60% ad esempio misura anche le performance legate alle condizioni di lavoro e alle relazioni con la comunità locale, in linea con i principi esg, mentre il 56% considera anche indicatori economici (ad esempio la tutela dei fornitori, la produttività e la profittabilità).

Packaging sostenibile: un necessario cambiamento di paradigma

C’è un ulteriore aspetto preso in esame dall’osservatorio: il packaging.
Il packaging rappresenta una sfida importante per la sostenibilità alimentare, poiché costituisce un terzo dei rifiuti solidi urbani. E la ricerca di un packaging sostenibile richiede un approccio integrato che consideri l'intero ciclo di vita dell'imballaggio.

Entrano dunque in gioco tematiche di Lca (life cycle assessment) e forme di collaborazione evoluta tra tutti gli attori della filiera che sono chiamati a lavorare con e sul packaging. Fodìndamentale, tuttavia, è anche l’azione normativa, come la proposta di regolamento sul packaging e packaging waste (Ppwr) avanzata dalla Ce, che stabilisce obiettivi chiari per il riciclo ed il riuso degli imballaggi. E ancora una volta un ruolo chiave è affidato all’innovazione, sempre più necessaria tanto per l’adeguamento alla normativa quanto per la gestione delle azioni da attuare con tutti gli stakeholder coinvolti a livello di tracciabilità, di logistica inversa e sicurezza alimentare.

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