Il costo della vita rimane il principale fattore che condiziona le abitudini di acquisto, ma i consumatori hanno preso le misure dopo due anni di iperinflazione attraverso spese calcolate e strategie di risparmio. In questo scenario, produttori e distributori sono chiamati a far evolvere l’offerta in modo flessibile, ma senza compromettere eccessivamente la marginalità. Sono alcuni degli elementi che emergono dal tradizionale sondaggio di metà anno realizzato da Nielsen IQ.
L’importanza di fare bene i conti
La prolungata pressione sui prezzi ha modellato la spesa calcolata - scrivono gli analisti – e questo scenario evolutivo permette di individuare le tendenze emergenti che i player di settore farebbero bene a considerare.
La prima viene identificata come il lungo raggio inflazionistico. Infatti, anche se sono lontani i picchi raggiunti sul finire del 2022, siamo alle prese con una decelerazione dell’inflazione, ma non certo a un ritorno sui livelli ai quali siamo stati abituati per quasi 20 anni. Il 78% degli intervistati da Nielsen IQ a giugno ha dichiarato di stare peggio a causa dell'aumento del costo della vita (rispetto al 74% di gennaio 2023). Poiché i prezzi dei beni sono aumentati drasticamente negli ultimi due anni, i consumatori a livello globale stanno spendendo il 18% in più rispetto al 2021 per lo stesso paniere di prodotti e questo riduce il loro potere d'acquisto. Anche perché nell’ultimo biennio gli stipendi sono cresciuti in tutto il mondo meno dell’inflazione. Guardando in prospettiva, gli esperti segnalano che i prezzi potrebbero crescere ancora in maniera importante tra i beni alimentari, più di altri influenzati dagli eventi atmosferici estremi e dai problemi nelle catene globali delle forniture.
Spiragli di ripresa nel sentiment dei consumatori
Il 19% degli intervistati a livello globale riferisce di aver subito una perdita di lavoro o di reddito, ma sente di essere tornato in carreggiata. E un ulteriore 65% è ottimista sul fatto che la propria posizione finanziaria migliorerà entro la fine del 2023, a conferma della resilienza da parte dei consumatori e della solidità dei fondamentali economici.
Le indicazioni migliori arrivano dal mercato del lavoro, con l’occupazione che viaggia su livelli record per quel che riguarda gli ultimi 15 anni.
In questo scenario articolato, gli analisti si attendono una grande attenzione sui budget di spesa nei prossimi dodici mesi. Spese necessarie come quelle per il cibo, i mutui/affitti e i trasporti continueranno ad assorbire la stragrande maggioranza dei budget a disposizione delle famiglie, che manterranno basse le spese per i consumi fuori casa, l’intrattenimento, le vacanze, l’abbigliamento e gli elettrodomestici. Inoltre si faranno molto più selettivi al momento dell’acquisto e questo chiama tanto i produttori, quanto i distributori a una grande attenzione per soddisfare le esigenze dei consumatori.
Più spazio per il private label
Le percezioni dei consumatori sulla qualità dei prodotti a marchio del distributore sono migliorate nel corso degli anni e gli analisti si attendono che le vendite di prodotti alimentari private label possano raggiungere il 25% del totale entro dieci anni. In presenza di questo potenziale, l’invito per i player di settore è a concentrarsi non solo sul prezzo, ma anche sulla qualità e sulla capacità di differenziazione dell’offerta.
Quanto alle politiche promozionali, arriva un’avvertenza a non esagerare. “E’ fondamentale mantenere il valore di un marchio per i consumatori, resistendo all'impulso di promuoverlo eccessivamente per riconquistare la quota di mercato perduta”, afferma Lauren Fernandes, global director of Thought Leadership, Niq. In sostanza, mantenere politiche attrattive sul fronte dei prezzi sarà inevitabile, ma senza compromettere eccessivamente i margini per non mettere a rischio nel medio termine la solidità delle aziende.