Torna per la seconda edizione, dal 26 al 28 febbraio prossimi, a BolognaFiere, Slow Wine Fair. La fiera del vino buono, pulito e giusto è organizzata dall’ente fieristico e Sana-Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, con la direzione artistica di Slow Food e la partecipazione di FederBio.
Così al debutto
Si parte con l’orgoglio dei numeri della passata edizione, 542 cantine espositrici - di cui oltre 250 certificate biologiche o biodinamiche - provenienti da 20 Paesi; numeri che gli organizzatori vogliono incrementare. “Ipotizziamo di arrivare a circa 1.000 cantine, in una edizione che ha regole di ingresso ancor più restrittive -spiega Domenico Lunghi, direttore Manifestazioni Dirette BolognaFiere- e di far comunicare tra loro tutti gli attori della filiera, ovvero i vignaioli, i professionisti dei vari canali, dall’horeca alla gdo, e tutti gli appassionati del vino buono, pulito e giusto”.
Spazio anche, novità di questa edizione, ai produttori di soluzioni tecnologiche innovative, impianti, attrezzature e servizi connessi alla filiera del vino.
Selezione d'ingresso
Proprio il momento della selezione delle aziende espositrici merita un approfondimento: “Entrano in Slow Wine Fair -spiega Giancarlo Gariglio, coordinatore internazionale della Slow Wine Coalition- le aziende già certificate bio o che aderiscono al Manifesto per il vino buono, pulito e giusto. Tre gli elementi per noi importanti che le imprese devono mostrare: la sostenibilità ambientale, la tutela del paesaggio attraverso la viticoltura, il sostegno alla crescita culturale e sociale delle comunità contadine”. Da questa edizione, poi, viene eseguito - grazie a una commissione di esperti valutatori - anche un secondo step di controllo legato proprio alla qualità del prodotto, attraverso l’assaggio dei vini di ogni cantina. “Questo connota in modo estremo il livello di selezione, per dare la possibilità ai visitatori di avere un’alta omogeneità qualitativa e di impostazione filosofica dell’intera fiera”.
Dialogo aperto
La fiera di Bologna è anche l’occasione per far dialogare tutti i protagonisti della Slow Wine Coalition, la rete collaborativa internazionale che unisce i protagonisti del mondo del vino, dai vignaioli agli appassionati ai professionisti. “Attraverso incontri, masterclass, laboratori e scambi commerciali -completa Gariglio- metteremo le basi per far capire che un’altra enologia è possibile”.
L’interesse
distributivi
Il motivo del successo atteso di Slow Wine Fair è da ricercare nel trend positivo legato al consumo di biologico in generale e di vino bio in particolare. Anche la gdo ha intuito il potenziale di questo mondo e ha deciso di allargare i propri scaffali al biologico per differenziare la propria offerta e creare nicchie di estrema qualità per il consumatore attento ed esigente.