Fine settimana nero per il retail a seguito delle misure restrittive adottate da Regione Lombardia. I centri commerciali sono andati deserti, perso l’intero fatturato che non potrà essere recuperato nei 5 giorni della settimana. Male anche le food court e alcune merceologie come bar, farmacie, tabaccai, fioristi rimasti aperti in base alle nuove ordinanze, che hanno realizzato poco meno del 30% degli incassi di un normale fine settimana.
Questi sono alcuni dei dati di spicco nell'analisi mensile condotta dal Centro studi Confimprese nei settori ristorazione e non food (abbigliamento, accessori, entertainment, ottica, arredo casa e oggettistica), illustrate durante il convegno L'andamento delle vendite nella ristorazione e nel non food del mese di ottobre 2020 organizzato da Forum Retail, l’evento annuale di IKN Italy.
"La situazione è molto grave –sottolinea Mario Resca, presidente Confimprese–. La risalita dei contagi, i timori di un nuovo lockdown, di cui stiamo sperimentando gli effetti con le chiusure dei centri commerciali e la prospettiva di un Natale oscurato stanno già raffreddando i consumi, con conseguenze gravi sull’occupazione e, a catena, sulla stessa produzione. Dobbiamo essere consapevoli che se crollano i consumi, il Paese non reggerà. Il settore è il motore dell’intera economia. Affossare il retail significa affossare l’economia italiana".
A soffrire è anche il settore congressi e convegnistica, colpito dalle misure restrittive di questi giorni. "Il comparto sta vivendo una situazione complessa –precisa Francesca Cattoglio, proprietaria di IKN Italy– anche se gli operatori si sono dimostrati in grado di organizzare eventi in sicurezza. Per Forum Retail abbiamo registrato da parte delle imprese volontà di ripresa e l'esigenza di realizzare progetti concreti, oggi difficili da portare a compimento, oltre alla necessità di confronto per sviluppare idee e fare sistema".
Focus consumi Milano città e provincia
Nel progressivo gennaio-settembre 2020 vs stesso periodo 2019 la perdita (totale mercato) a Milano città è ammontata a -43,3%, -38,7% per Milano provincia. È una tendenza che si delinea con sempre maggior chiarezza e della quale gli operatori di settore dovranno tener conto per gli assetti futuri: i consumatori privilegiano la vita di quartiere, anche grazie al persistere dello smart working e del calo della mobilità urbana.
Abbigliamento e accessori
Le mutate abitudini di acquisto degli italiani si riflettono anche nell'andamento per settori di prodotto. Il mercato di abbigliamento e accessori (progressivo 2020) si restringe sia a Milano città (-41%) sia a Mi provincia (-38%). Nel post lockdown è quest'ultima che migliora sensibilmente, sia pure con il segno negativo, e chiude il quadrimestre giugno-settembre a -25,4% contro il -33,8% della città.
Ristorazione
La ristorazione chiude il progressivo a -43% su Milano e -38,6% in provincia. Il dato più importante, che segna anche un parziale ritorno alla normalità e alla voglia di libertà dei milanesi fuori città arriva dal quadrimestre giugno-settembre, che chiude in provincia a -29,2%, ma rimane su valori molto negativi a Milano con -40,4%.
La ristorazione è il settore più colpito dalla crisi economica anche nei canali di vendita. Nel progressivo registra -44% nei centri commerciali e -41% nelle high street. Nel periodo giugno-settembre il trend migliora leggermente: -30,7% nei centri commerciali e -38,4% nelle high street.
Focus Lombardia, primi 15 giorni ottobre
I primi 15 giorni di ottobre mostrano una caduta dei consumi, con la ristorazione commerciale a -25% sullo stesso periodo 2019 e uno scontrino medio che conferma la crisi profonda del settore.
Male anche l’abbigliamento (-11,5%). Fa eccezione, salvandosi molto bene, l’abbigliamento bambino, in controtendenza, che registra +12% e beneficia dell’onda lunga di un ridotto periodo di lockdown. In flessione il traffico medio nei punti di vendita, mentre segnali di ripresa vengono dal tasso di conversione in store, cioè la propensione dei consumatori che entrano nei punti vendita e fanno almeno un acquisto: questo tasso guadagna in media 5 punti percentuali. La flessione del traffico e il contestuale aumento del tasso di conversione fanno emergere dinamiche di consumo post lockdown più orientate agli acquisti pianificati e necessari a scapito della domanda più impulsiva dei beni voluttuari.