Le imprese familiari sono tradizionalmente considerate organizzazioni con un orientamento di lungo termine e un approccio molto prudente circa gli investimenti e le scelte strategiche. Per queste ragioni spesso si ritiene che le imprese a controllo e gestione familiare siano meno propense all’innovazione -scelta considerata rischiosa-rispetto a quelle a proprietà non familiare. Comprendere i vettori dell’innovazione è importante, soprattutto per un Paese come l’Italia, il cui tessuto imprenditoriale è per la stragrande maggioranza di natura familiare. In questa breve riflessione si vuole affrontare il nesso tra proprietà, gestione familiare e attività innovativa, cercando di stabilire se le caratteristiche del ceo possano avere un impatto sulle strategie di innovazione.
Partiamo dall’idea che l’innovazione sia un’azione intenzionale dell’impresa e non il semplice risultato accidentale. Più precisamente, possiamo affermare che l’innovazione è una decisione strategica di solito presa dal top management e che gli investimenti in ricerca e sviluppo sono molto rischiosi, visti i lunghi tempi necessari affinché possano generare esiti chiari. Consideriamo inoltre uno scenario nel quale il ceo abbia effettivamente il potere di prendere le decisioni strategiche rilevanti e che le preferenze del ceo stesso siano influenzate dalle sue caratteristiche specifiche quali l’età, il grado e il tipo di istruzione, nonché le esperienze maturate.
Le questioni indagate sono principalmente tre: le imprese familiari con ceo molto istruito sono più innovative? All’aumentare dell’età del ceo il livello di innovazione dell’impresa familiare diminuisce? La maggiore esperienza del ceo ha un impatto positivo sull’attività innovativa? Per rispondere a queste domande abbiamo analizzato un campione di 251 imprese (per il 75% costituto da piccole e medie imprese, in media in attività da 46 anni, specializzate per lo più in settori tradizionali) e la nostra analisi ha evidenziato che solo alcune caratteristiche dei ceo sono rilevanti.
Il grado di istruzione del ceo ha un’influenza positiva sulla probabilità dell’impresa di fare innovazione. L’età del ceo non sembra, invece, avere una forte correlazione con l’attività innovativa. È plausibile che i ceo più giovani preferiscano non rompere l’armonia della famiglia controllante e che quindi seguano un approccio lungo la tradizione aziendale non troppo innovativo. L’esperienza accumulata nel corso della carriera dal ceo invece sembra influire positivamente sulle strategie innovative dell’impresa. Sono emerse differenze tra i settori considerati. Le imprese del campione appartenenti ai settori ad alta tecnologia e science-based sono, com’è facile aspettarsi, più innovative. Le imprese dei settori ad intensità di scala, invece, lo sono poco.
Nella valutazione dei risultati va considerato, da un lato, che le imprese familiari tendenzialmente hanno strutture organizzative meno gerarchizzate e più partecipative. Si può quindi immaginare che il peso del ceo sia minore in questo tipo di imprese rispetto a quello che tali top manager hanno nelle imprese non familiari. L’innovazione oggi è del resto sempre più il frutto di uno sforzo collettivo e di una squadra, che non di un’azione individuale. Uno dei risultati forse più interessanti ottenuti dalla ricerca è il peso rilevante che ha l’esperienza accumulata nel corso della propria carriera dal ceo sulle decisioni di innovazione. L’esperienza all’estero, in particolare, sembra accrescere la propensione all’innovazione da parte del ceo.