
Tempo fa, da queste pagine, evocavo la “sparizione” del prezzo, sempre più fluttuante e difficile da mettere a fuoco per il consumatore. Oggi notiamo che l’avvento del digitale rende necessaria una riflessione sull’evoluzione degli stessi pagamenti che, grazie al nuovo “payment design”, diventano sempre più comodi, smart, veloci e (a loro volta) invisibili!
Attenzione, perché c’è in gioco la fiducia dei cittadini, fattore determinante nello stabilire quale sarà la penetrazione dell’e-payment nel mercato di domani.
Acquistare così velocemente e pagare in un attimo con lo smartphone (o con le app) sembra ormai un imperativo che proietta il consumatore verso un’economia più veloce e quindi anche più florida: era inevitabile che prima o poi la stessa WhatsApp lanciasse pagamenti sull’app che ci consentiranno, in un futuro molto prossimo, di concludere una transazione inviando o ricevendo soldi con la stessa facilità con cui oggi ci scambiamo messaggi e foto. Il pagamento invisibile è la nuova esperienza d’acquisto: negli Amazon-go il pagamento può scomparire sullo sfondo per lasciare in primo piano l’esperienza d’acquisto in store. Se è vero che il digitale è un elemento formidabile per permettere a utenti e retailer un’esperienza fluida e continua (gli operatori sanno bene che, da consumatori, il momento del pagamento è il punto più negativo dal punto di vista emozionale), dobbiamo dire che se nel customer journey portassimo alle estreme conseguenze la “sparizione dei pagamenti”, si moltiplicherebbero gli acquisti di impulso e persino quelli inconsapevoli! E forse non è cosa auspicabile per il consumatore!