
Il Pil statunitense cresce del 4%. Ora da un’analisi su più di 400 aziende fast moving consumer goods in gdo, emerge che la loro crescita a valore sta rallentando (+1,2% nel 2017 contro 1,5% nel 2016 e 3,0% nel 2015) e che, per la prima volta in sei anni, si registri addirittura una loro decrescita a volume (-0,2% nel 2017). A prima vista questo è il risultato dello spostamento dei consumatori verso nuovi canali di vendita, sempre più forti in nordamerica.
Tra questi c’è l’eCommerce, ma c’è anche il mercato delle consegne a domicilio (in crescita anche in Italia), i meal kit (kit pasto, spediti per posta) e il natural channel specializzato in salutistici: +8,9% nel solo 2017. Il “vecchio” canale moderno soffre. Riesce a difendersi solo il verticale dei convenience, segno che i consumatori cercano anche comodità e semplicità d’acquisto. Per i produttori, la situazione è differenziata.
Le grandi aziende sono rimaste stabili, mentre le più piccole sono cresciute intorno al 2,3%. Si tratta di un trasferimento di volume d’affari significativo: nel 2012-2017, sono stati sottratti 15 mld di dollari ai concorrenti più grandi. Alcune grandi però sono cresciute bene: in che modo? Con tre ingredienti. 1) ampliando la gamma di offerta, intercettando con maggiore precisione le diverse occasioni di consumo; 2) lavorando con forza sulla riduzione dei costi, terziarizzando attività di solito interne (vedi produzione e logistica) e valorizzando al massimo il marketing digitale; 3) inglobando alcuni nuovi attori emergenti.
E in Italia? La situazione sembra più stabile, ma la storia insegna che noi recepiamo sempre con ritardo le tendenze americane. Suggerirei di stare all’erta.