Nuove professioni, nuovi consumi

Le attuali identità professionali modificano gli approcci allo shopping e al consumo (da Mark Up n. 270)

Nuova industria, nuovi bisogni. Ad ogni rivoluzione tecnologica segue una trasformazione produttiva, cui segue una diversa organizzazione del lavoro: a questa, infine, risponde una trasformazione sociale che incide sul modello di bisogni, desideri e consumi. Quella in cui siamo immersi è la società della conoscenza, in cui il prodotto più prezioso è il dato, quello più ricercato è l’informazione e quello più ambito è, appunto, la conoscenza, cioè la mediazione critica fra le storie in cui si intrecciano le informazioni: una nuova piramide per nutrire la fame di aspirazione in cui si muove la nostra esistenza, dove il prestigio non guarda più alla libertà di spesa ma alla capacità di sentirsi libero. Il mondo del lavoro è sempre più caratterizzato dalla presenza di figure autonome, che differiscono dai liberi professionisti perché non hanno un’appartenenza a un ordine; sono per lo più lavoratori della conoscenza e hanno un percorso professionale non ereditato in famiglia, ma conquistato per seguire una propria attitudine e passione.

Una recente ricerca di Acta, che ha coordinato la prima indagine empirica europea sui freelance, con il coinvolgimento di 8 paesi, ha fatto una fotografia di una parte dei lavoratori autonomi. L’immagine che i partecipanti ai questionari hanno voluto restituire è quella di lavoratori consapevoli delle proprie scelte, allergici ai limiti imposti dal lavoro dipendente. I freelance interpellati si dichiarano soddisfatti della propria condizione. La motivazione al lavoro non è guadagnare per consentirsi le tappe di un copione sociale, ma si basa sul mito del proprio talento o della passione per la propria attività. La nota dolente è nei guadagni bassi (i ¾ guadagnano meno di 30 mila euro l’anno lordi) e nella irregolarità dell’entrate. Problemi di cashflow, incertezza nelle commesse, assenza di contratti rende la vita dei freelance molto fluida e li costringe alla agilità nei consumi. Uno stile nomade di vita all’opposto alla linearità conosciuta in passato, in cui all’avanzare della carriera corrispondeva la possibilità di ottenere beni materiali di maggior valore.

Possiamo allora ipotizzare, sulla base anche dei modelli economici in embrione cresciuti grassroots (cioè dal basso), quali stili di consumo potranno emergere.

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