I dati provvisori per il mese di maggio 2018 diffusi oggi dall'Istat, registrano un tasso complessivo di inflazione pari al +1,1% rispetto allo stesso mese del 2017.
La risalita dell’indice dei prezzi è trainata principalmente dai beni energetici non regolamentati (che passano dal +2,7% di aprile al +5,3% di maggio) e dagli alimentari non lavorati (che passano dal +0,7% di aprile al +2,4% di maggio).
"Siamo di fronte a un’impennata dell’indice dei prezzi non determinata da una strutturale e generalizzata crescita della domanda interna ma da fattori esogeni –commenta Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione–. L'aumento dell’inflazione nel mese di maggio è causato dall’andamento del prezzo del petrolio che ha avuto ricadute sui carburanti, e dal maltempo che ha determinato un’accelerazione del prezzo degli alimentari non lavorati".
"Lo dimostra -aggiunge Gradara- il differenziale tra il nostro indice dei prezzi e il tasso di inflazione europea che resta infatti elevato (a maggio l’Eurostat certifica un aumento dell’1,9% dell’area euro), specchio di una sostanziale debolezza dei consumi del nostro Paese".
"Un'inflazione di questa entità erode il potere d’acquisto dei consumatori senza essere l’indicatore di una reale crescita del Paese -conclude Gradara-. In questo contesto l’applicazione delle clausole di salvaguardia con l’aumento dell’Iva rappresenterebbe un ulteriore elemento di crescita 'drogata' dei prezzi e imprimerebbe una frenata alla già modesta ripresa dei consumi e quindi allo sviluppo del Paese".