Negozi di abbigliamento che aprono juice bar, bistrot e ristorazioni di varia cucina. Il fenomeno è in crescita, anche se già noto da noi, sebbene non sia ancora così diffuso.
Uno degli esempi da manuale, fra i primi in Italia, è visibile nel pieno centro di Milano, sotto i portici di via Hoepli, a due passi dall'omonima e storica libreria: tre anni fa Ravizza 1871 decise di aprire un bistrot con tanto di dehors utilizzando e convertendo a ristorazione una parte del suo negozio di abbigliamento. L'idea ispiratrice in questo caso proviene dall'Olanda. Il bistrot Ravizza è sempre pieno, soprattutto nei week end.
Un altro esempio, sempre nel salotto milanese, è caffè Gucci in Galleria Vittorio Emanuele.
Da noi il fenomeno è cominciato in sordina, sembra dilagare invece in Gran Bretagna dove ristorazione e fitness prendono il posto delle boutique fashion nelle strade del lusso. Lo segnala, tra l'altro, uno studio Ldc-Local data company, riportato dall’inserto settimanale Affari e Finanza del quotidiano Repubblica, condotto per conto di PwC. Nel 2016 il saldo tra aperture e chiusure di negozi è negativo, con 5.430 cessazioni d’attività contro 4.534 aperture. La crisi del retail dipende innanzitutto dal calo dei consumi e degli scontrini medi per acquirente, in parte dovuto alla concorrenza delle vendite online, ma secondo lo studio saremmo di fronte a una vera e propria rivoluzione dei consumi che peserà non soltanto sul futuro delle città inglesi, ma anche delle altre città europee.
In Gran Bretagna caffetterie, locali specializzati in centrifughe e succhi vari, palestre, venditori di sigarette elettroniche, sostituiscono con sempre maggior frequenza i negozi di abbigliamento e accessori. La moda non è l’unica ad essere colpita. Nel 2016, sempre secondo Ldc, a fronte di 240 sportelli bancari chiusi, si sono registrate appena 44 aperture.
Negli ultimi tre mesi, secondo quanto riporta Affari e Finanza, le vendite al dettaglio della moda in Uk sono sempre diminuite, ed è la prima volta che accade dalla crisi del 2008 in poi.
C'è una vera e propria corsa alla ristorazione. Con il rischio che nei prossimi anni si creino squilibri tra domanda e offerta, cioè troppi locali. Oltretutto, il fenomeno è fortemente polarizzato dal punto di vista delle location: i centri urbani e in particolare i centri storici offrono le posizioni più appetibili.