Al Sana 2016, il salone dell’alimentazione naturale, le cifre della crescita del settore biologico fanno ancora impressione. In una economia stagnante, l’incremento di fatturato del settore non scende sotto il 15%. Un aumento di volume d’affari che non accenna a diminuire da diversi anni. Come già detto qui e altrove, il biologico é un modo di produrre e di pensare che coinvolge l’ambiente nella sua più ampia accezione e se si trasforma in puro business, perde pezzi della sua bio-logica. Trovo in un negozio di alimenti bio una confezione da 250 g di ceci a 2,5 euro. L’anno scorso ho prodotto ceci biologici certificati e li ho venduti alla mia cooperativa a 1 euro al chilo e a un grande commerciante trasformatore a 58 centesimi al chilo. La cooperativa li rivende a 4 euro al chilo e l’eventuale margine mi ritorna in tasca come socio. Il negozio vende ai suoi clienti a 10 euro al chilo. Bravo il negozio, verrebbe da dire. A me sorgono altri pensieri: se la crescita é solo vantaggiosa per chi commercia e ne trae il massimo profitto, chi paga sono il produttore e il cliente. L’alimentazione sana e sostenibile dovrebbe essere invece alla portata di tutti e dare un reddito adeguato, per chi produce con fatica e con impegno. Se i meccanismi commerciali ed economici di un settore che si vorrebbe “migliore” e come tale si vende, ricalcano i sistemi sperequativi di sempre; le persone (i consumatori) perderanno la fiducia in un’idea di un modo di produrre diverso, moderno, sano e sostenibile; l’idea che si possa pagare di più per qualcosa di migliore per tutti. Attendo di vedere quale catena o negozio bio esporrà un cartello su come si forma il prezzo di quanto viene venduto.
Gli opinionisti di Mark Up – Federico Marchini
Il biologico cresce in modo impressionante (da Mark Up n. 254)