I Millennials, per lo meno in Italia, hanno un indubbio problema di potere d’acquisto. All’interno di questo target esiste tuttavia una fascia di consumatori benestanti ai quali il mondo del lusso può rivolgersi, a patto che tenga conto di alcuni fattori distintivi a livello generazionale.
Un esempio? La vittoria netta dell’esperienza sul prodotto, che porta i Millennials a preferire viaggi, cene e attività qualitativamente coinvolgenti rispetto a gioielli, vestiti di marca e accessori griffati. Solo il 12% di loro mette al primo posto la referenza materiale. A livello di canali e format, poi, i prediletti sono i department store e l’online, che surclassano i monomarca.
A portare in luce questi dati è stata l’indagine di Rbc Capital Markets, che ha coinvolto 563 giovani americani tra i 18 e i 35 anni con reddito familiare oltre i 100mila dollari e che negli ultimi 12 mesi hanno effettuato almeno un acquisto nel luxury.
Gli Stati Uniti, come sottolineano i ricercatori “rappresentano l’area con la maggiore ricchezza del mondo (risiede qui circa il 30% della ricchezza globale), sono il principale mercato per i luxury good (25% delle vendite globali) e la seconda più vasta clientela per i brand europei (circa 20% delle vendite totali)”. A seguito del rallentamento della domanda cinese molti marchi europei hanno scelto non a caso di focalizzarsi su questo territorio.