Nella fase di profondo cambiamento che stiamo vivendo, diventa sempre più difficile comprendere per gli operatori della comunicazione quali siano le nuove strade da imboccare, le nuove leve su cui poter immaginare il necessario cambio di passo. Già in passato su queste pagine abbiamo presentato e spiegato il passaggio inevitabile dalla visibilità alla credibilità, che segnerà la rivoluzione comunicativa del prossimo futuro. Proviamo allora ad applicare questo cambiamento ai comportamenti delle persone che dall’estetica si avvicinano gradualmente, ma inesorabilmente, al mondo dell’etica. L’Italia è di per sé un Paese tradizionalmente molto più vicino alle logiche estetiche (il Paese del Bello, ma anche il Bel Paese), che non a quelle dell’etica. Eppure, negli ultimi anni, le definizioni che hanno orientato il nostro immaginario collettivo, ma anche quello globale, derivano tutte da questo secondo mondo valoriale: onestà, eccellenza, sostenibilità, ma anche talento, gusto, buon vivere, più che semplicemente bella vita. Le esperienze comunicative di maggior successo, non a caso, sembrano oggi tutte segnate dal feeling e dall’empatia prodotti da quella formula magica che si racchiude nel termine reciprocità. Il confronto, anche cronologico, che proponiamo nel passaggio dalle logiche dell’estetica a quelle dell’etica risulta a questo proposito emblematico. La strategia della reciprocità ha come prima difficoltà d’applicazione la lettura sottile del carattere e dell’umore dei Consum-Autori, che possono manifestare grande adesione ma anche profondo fastidio nei casi in cui venga superata la delicata soglia dell’intimità (per approfondimenti in materia si rimanda al volume Consum-Autori edito da Libri Scheiwiller e a cura di Francesco Morace, ndr). La comunicazione può diventare “convocativa” solo se ci si mostra in grado di muoversi sul filo sottile della confidenza, della discrezione, del tocco lieve e, soprattutto, all’insegna di valori più umani orientati al bene comune. L’ondata emotiva causata dal terremoto ad Amatrice si è poi tradotta in solidarietà e in richiesta di comportamenti seri, onesti, profondi, così difficili da difendere in Italia. La prima persona singolare si è incontrata con la prima persona plurale, così come la biografia del singolo si è inserita magicamente in una storia collettiva di donne e uomini impegnati a salvare, aiutare, ricostruire.
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