
Torniamo al tema della nutrizione, non quella del pianeta (sulla quale ci sarebbe comunque molto da dire), ma di questo mondo occidentale che sforna diete a tutto spiano e, con altrettanta velocità, mette all’ingrasso i suoi figli. Necessario che chi più ne sa si metta al servizio di chi invece non ne sa nulla. I cittadini affamati (è il caso di dirlo) di informazioni finiscono con attingerne dalle fonti più disparate, spesso in contraddizione tra di loro.
Per i fautori della via di mezzo, inutile illudersi: il buon senso non basta (più). Peggio: suona anche banalotto e poco interessante, così dalla spiaggia alla coda alla cassa, tutti a parlare di intolleranze vere o supposte, di effetti benefici del bulghur e di quelli nefasti della michetta. In tutto questo, il caos. In caduta libera le diete semplici (anzi semplicistiche) del passato: solo patate, solo limoni etc. ma, all’opposto, si fanno avanti quelle che potremmo definire filosofie di vita. Ma la filosofia, un tempo, ci insegnavano, andava prima studiata e capita e poi (eventualmente) abbracciata. Oggi non è così e in scaffali sempre più rutilanti di merci a base di free from, vegan e diet cui si accostano vitamine, minerali, cosmoceutici e nutraceutici, il povero cliente (anche quello che fa gola a tutti, l’altospendente) si trova imbambolato e confuso e così brandendo un cellulare o uno stralcio di giornale si avventa su prodotti che gli sembra “facciano bene” e almeno, è la sua segreta speranza, non facciano male. Si ingozza di magnesio, di cromo, di omega 3-6-9, pastiglie per i capelli, al carotene per l’abbronzatura, un pizzico di Q10 per non invecchiare e poi via di estratti (se ancora insistete con le centrifughe siete fuori moda). Dall’altra parte dello scaffale, pochi metri più in là, l’altro cliente (quello magari un po’ meno altospendente), ma buona forchetta, invece, riempie il carello di zuccheri e trigliceridi, sotto forma di barattoli, sacchetti, bottiglie e se ne va via, felice di aver fatto affari d’oro, approfittando di promozioni che gli hanno riempito il carrello e di cui non aveva affatto bisogno.
Che meravigliosa occasione per i retailer della Gdo, la possibilità di fare chiarezza, di guidare, di trovare nuove formule per semplificare la vita al cliente, guidandolo nelle scelte, offrendogli la possibilità di sfruttare alberi decisionali che gli permettano di aggirarsi tra gli scaffali mescolando piacere e dovere, trovando nuovi gusti per il cibo che siano anche gusto per la vita. Una missione sociale quella che si offre oggi al mondo della distribuzione alimentare, ma anche economicamente sostenibile, perché i due clienti non vivono in mondi separati, in ognuno di noi ce n’è un pezzettino: l’insalatina a pranzo e il gelato davanti alla tv a mezzanotte, la corsetta la sera e birra e patatine con gli amici davanti alla partita di calcio ... ma va bene così ... quel che ci serve è solo una guida che ci lasci scegliere, saremo così liberi di cucinare o di inghiottire, ma sarà tutto più semplice. Qualcuno lo chiama marketing, io la chiamo alleanza; per il bene di tutti.