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Umberto Raspini - Presidente
Il Monviso, la passione per il lavoro da tramandare, per i salumi piemontesi fatti come una volta. Così un laboratorio si trasforma in azienda, dalla capacità di produttiva annua di 18.000 tonnellate, di cui 12.000 tonnellate di prodotti interi, 15.000 prosciutti cotti prodotti a settimana e 4 milioni di vaschette al mese. Nei 70 anni di storia di Raspini Salumi, questi elementi si saldano fortemente l’uno all’altro.
Le montagne sovrastate dal Monviso ancora oggi fanno da cornice alle giornate del presidente Umberto Raspini. E richiamano alla mente il periodo iniziale: “Si era alla seconda metà della guerra: i miei genitori avevano una salumeria in piazza Barcellona, a Torino, già aiutati dalla primogenita Maddalena. Per riparare fuori dalla città la nonna e il figlio piccolo -il sottoscritto-, ecco la scelta di spostarsi in campagna. Poi il tempo della ricostruzione, c’era lavoro per tutti. E c’erano da sfamare le persone. Certo le abitudini alimentari erano diverse. Si pensi per esempio, che, al tempo, era un delitto togliere alle braciole il grasso di copertura. Impensabile per il consumatore contemporaneo”. Le lavorazioni inizialmente sono artigianali e manuali, al massimo gli operatori dispongono di qualche tritacarne con movimento a cinghia. “Allora i prosciutti erano lasciati in salamoia 8-10 giorni con le infusioni di erbe e spezie e poi cotti lungamente”. Tutti, in famiglia, danno il loro contributo: Maddalena, la sorella più grande, oggi presidente onorario, e anche Umberto. “Lavorare era un piacere e un divertimento, che comprendeva anche il rubare il mestiere dei maestri salumieri piemontesi: molto bravi e depositari delle ricette più esclusive”.
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