In 2001: Odissea nello spazio, il capolavoro di Stanley Kubrick, prodotto un anno prima dello sbarco sulla Luna, il comandante David Bowman e il suo vice Frank Poole consumano un pasto a base di immaginario cibo tecnologico, liofilizzato, durante il viaggio a bordo dell’astronave Discovery One diretta verso Giove. Un’idea visionaria, che intuisce l’importanza dell’alimentazione per gli astronauti. E che oggi è diventata realtà dopo la missione Futura di Samantha Cristoforetti. Ma la cosa fantascientifica è che oggi quel cibo spaziale pare destinato a cambiare quello dei terrestri. Ma procediamo per gradi.
L’azienda Argotec ha sede a Torino: il nome rimanda all’impresa degli Argonauti narrata dal mito greco, ma è una delle tante eccellenze italiane. Fondata nel 2008, offre una vasta gamma di prodotti professionali e ingegneristici, principalmente per i mercati dello Spazio e della Difesa. Ad Argotec, l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) ha affidato la responsabilità per lo space food degli astronauti europei sulla Stazione Spaziale Internazionale e lo studio, lo sviluppo e la produzione del bonus food, il cibo della domenica e delle grandi occasioni, che serve anche come boost psicologico. Con la missione Volare di Luca Parmitano è nato così Space Food Lab. Nei laboratori di Torino si studiano le migliori tecniche per produrre i pasti per gli astronauti. Il team di esperti è composto da diverse professionalità, tecnologi, nutrizionisti, cuochi, medici, dietologi, ingegneri, guidati dal 2012 dallo chef Stefano Polato, che è anche titolare del ristorante Campiello, a Monselice, in provincia di Padova. Space Food Lab ha poi seguito la missione Blue dot del tedesco Alexander Gerst, quella di Samantha Cristoforetti oltre a una breve missione per un astronauta danese.
I prodotti sviluppati da questa start up all’avanguardia gettano uno sguardo nel futuro. Cibi pronti che durano fino a due anni mantenendo perfettamente le caratteristiche organolettiche e di gusto, senza l’aggiunta di sale, conservanti o additivi. Lo straordinario risultato si deve, in particolare, alla rimodulazione di tecniche conosciute, come la liofilizzazione e la termostabilizzazione, oltre che a un packaging innovativo: buste leggere e flessibili in alluminio multistrato che garantiscono un perfetto isolamento dagli agenti esterni luce, aria, batteri alteranti e patogeni.
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