di Giovanni Cobolli Gigli – Federdistribuzione @federdis
Ancora una volta siamo di fronte a 6 mesi cruciali per il nostro Paese. È un concetto spesso ripetuto, ma la prossima legge di stabilità ha davvero un carattere decisivo, per almeno tre aspetti. Primo: per realizzare i numeri prospettati nel Def il Governo deve ottenere flessibilità dall’Europa. Sarebbe la seconda volta e una terza potrebbe non esserci. Occorre quindi impostare un percorso che poi possa proseguire sulle proprie gambe. Secondo: bisogna trovare concretamente le risorse per eliminare le clausole di salvaguardia, nel 2017 ma anche in previsione del 2018. E anche in questo caso gli interventi dovrebbero essere strutturali, altrimenti l’anno prossimo ci troveremo nella medesima situazione. Terzo: dopo un 2015 di leggera ripresa e, probabilmente, un 2016 in deflazione e a rischio crescita, il contenuto di questa Legge di Stabilità rappresenterà il crinale tra una sorta di limbo di stagnazione e una decisa ripresa. Quale strada seguire? Il driver di sviluppo dovrà essere il rilancio dei consumi, stimolando così la produzione industriale, il reddito d’impresa, investimenti e occupazione. Più soldi alle famiglie ma anche un vero piano che affronti il crac della natalità e riforme e interventi finalizzati a ricreare quel capitale di fiducia nel futuro che si è perso con la crisi e che sta frenando gli acquisti pur in presenza di aumento del potere d’acquisto. Poi occorre rendere più efficiente l’attività d’impresa, per ottenere maggiore produttività e competitività: quindi concorrenza e semplificazioni. Serve una presa di coscienza generale in un contesto in cui regna una superficiale indifferenza. Le risorse? Lotta all’evasione, riduzione della spesa pubblica improduttiva, privatizzazioni.