Un mercato interno poco dinamico che ha subito fortemente la crisi e il cambio di percezione del prodotto. L’indagine di Nielsen.
I consumi di bevande alcoliche sul mercato italiano risultano in contrazione da ormai 10 anni, con una perdita registrata del 25% dal 2005. Questa la fotografia scattata dall’ultima ricerca Nielsen sul comparto, che ha subito gli effetti negativi di una varietà di fattori: dalla crisi ai cambiamenti interni all’arena competitiva, passando per criticità legate alla percezione del prodotto.
Ecco tutti i numeri che delineano la trasformazione settoriale del nostro Paese:
- Il calo. Nel quinquennio 2011-2015 si è assistito a una perdita di 1,8 milioni di consumatori (-5%) per un totale di 32,2 milioni.
- La frequenza. Coloro che continuano a consumare bevande alcoliche hanno inoltre diminuito la frequenza passando da 4 volte a 3,6.
- I momenti. Nel corso degli ultimi 5 anni si osserva uno scambio fra il pranzo e la cena con i momenti ad essa legati: l’aperitivo pre-cena ed il momento post cena.
- I luoghi. In ripresa i consumi out of home soprattutto in ristoranti e pizzerie, in linea con una crescente “passione gourmet” che prevede di accompagnare i gusti del pasto con una bevanda adeguata.
- I prodotti. Il vino rimane il prodotto più diffuso e con frequenza di consumo nettamente superiore rispetto a tutte le altre bevande alcoliche nonostante subisca uno dei cali più importanti con trend negativo del 5% (-1.218 bevitori). In calo anche liquori (-30%), distillati (-17%) e cocktail alcolici (-31%). Tengono invece i consumi di champagne, spumante, prosecco ed aperitivi alcolici.
- La percezione. Nel quinquennio la consapevolezza del valore della nostra cultura enogastronomica mediterranea risulta aumentato, parallelamente a un cambio di percezione di vino, birra e alcolici. Nel 2015 l’83% dei consumatori pensa infatti che bere tanto e perdere il controllo non sia più di moda, contro il 77% del 2013 e il 73% del 2011.
- L’approccio. Cresce anche il numero di coloro che prediligono l’educazione a interventi proibizionisti, in linea con una filosofia che antepone i fattori culturali a quelli normativi.
- La comunicazione. Il consumatore responsabile diventa al contempo più attento agli stimoli comunicazionali e se ne sente rassicurato.
- Il canale online. Il ruolo di internet nel processo di acquisto ad oggi è più spostato sulla ricerca di informazioni e prezzi che sull’acquisto.
- L’export è in controtendenza e dà buoni risultati. Nel 2015 l’Italia ha esportato vini e mosti per un valore pari a 5,5 miliardi di euro in aumento del 4,8% sull’anno precedente. Calano invece del 2,3% i volumi attestandosi a 21 milioni di hl. Gli Stati Uniti restano il mercato extra Ue più premiante, mentre il prodotto al traino del successo sono gli spumanti.