Da quando i dispositivi mobile sono diventati una sorta di protesi dei nostri arti è cambiato il modo di gestire l’informazione e la comunicazione. In particolare, sono emersi due fenomeni: il primo è il mobile cocooning, ovvero una crescente dipendenza da smartphone a cui deleghiamo le nostre attività, da quelle di lavoro a quelle di piacere, assottigliando di conseguenza il confine tra le due sfere. Il secondo è il sovraccarico informativo, noto anche come infobesity o infoxication: visto che siamo sempre connessi, riceviamo una continua stimolazione cognitiva, fino al sovraccarico (overload cognitivo), che a volte porta con sé una percezione velocizzata del tempo, più bassi livelli di attenzione, ansia e stress. Ma l’umanità si è sempre aggirata intorno al problema dell’organizzazione e controllo dell’insieme dei saperi disponibili; per cui non stupisce che qualcuno sia già corso ai ripari. Ci riferiamo a quelle persone che hanno un intenso rapporto con la tecnologia, ma lo vogliono mantenere felice e si organizzano per filtrare e gerarchizzare il continuo flusso di informazioni a cui sono sottoposti. Chiamiamoli life curator e facciamoci spiegare di cosa stiamo parlando direttamente da uno di loro, in questa intervista plausibile, ma mai avvenuta.
L’articolo completo su Mark Up n. 248