1,47 milioni di tonnellate di prodotti Food e 23 milioni di ettolitri per il comparto Wine, per un totale di 13,4 miliardi di euro di valore della produzione agroalimentare e vitivinicole legate al settore Dop, Igp e Stg. Questi i dati diffusi nella Giornata nazionale della qualità agroalimentare, relativi al tredicesimo rapporto Ismea – Qualivita sulle produzioni di eccellenza made in Italy. Spicca nel contesto il numero delle certificazioni, dove l’Italia mantiene la leadership mondiale con 805 prodotti iscritti nel registro Ue, di cui 282 Food e 523 Wine (dati al 10.02.2016), 9 nuovi prodotti registrati e 12 nuove richieste di registrazioni. Un sistema che garantisce qualità, sicurezza e trasparenza anche attraverso i 219 Consorzi di tutela, riconosciuti dal Mipaaf, 124 per i prodotti agroalimentari certificati e 95 per i vini Dop e Igp.
Il valore complessivo alla produzione del sistema Ig ammonta dunque a 13,4 miliardi di euro, in crescita del 4% rispetto al 2013, e rappresenta una quota pari al 10% del fatturato totale dell’industria alimentare. Cresce anche l’export del sistema Ig, con un +8,2% sull’anno precedente, raggiungendo così i 7,1 miliardi di euro.
"Qualità agroalimentare è sempre più sinonimo d'Italia. La nostra leadership nel settore dei prodotti a denominazione - ha affermato il Ministro Martina - non è fatta solo di numeri importanti, ma è l'espressione della forza di un tessuto economico e produttivo strettamente connesso ai territori. Un modello che vogliamo rafforzare sempre di più, anche attraverso un salto di qualità sul fronte organizzativo. I dati ci dicono che c'è un potenziale inespresso enorme da liberare, soprattutto al Sud. Stiamo lavorando da un lato per supportare al meglio i nostri prodotti di punta, che hanno la forza anche di aprire nuovi mercati, dall'altro per aiutare i produttori ad aggregarsi, sfruttando i vantaggi che il sistema delle denominazioni può portare. Oggi le prime 10 Dop e Igp nazionali sviluppano l'80% del fatturato. Dobbiamo far salire questa lista almeno a 20 prodotti nei prossimi tre anni. Per farlo puntiamo su formazione e organizzazione, perché è su questi fronti che serve un cambio di passo. Servono più managerialità e investimenti nel capitale umano per dare futuro alle filiere e ai territori".