![Rosaria arancia arance](https://static.tecnichenuove.it/markup/2016/01/20160126_100358.jpg)
Era il 2005 quando Rosaria sbarcò per la prima volta in comunicazione, partecipando all’annuale Milano City Marathon. Da allora, il brand dell’arancia rossa commercializzata dall’omonima organizzazione siciliana di produttori e creato dai fratelli Salvatore e Aurelio Pannitteri, ha sviluppato un awareness che lo colloca ai vertici del settore frutticolo italiano.
Tra le marche di frutta citate spontaneamente dai consumatori, Rosaria si colloca in 6° posizione dopo Chiquita, Melinda, Marlene, Val Venosta e Pink Lady. Questo quanto confermato della ricerca realizzata da Management Solutions e presentata dal Prof. Fabio Ancarani, direttore area marketing SDA Bocconi, che segnala parimenti una performance di notorietà analoga a livello di citazione guidata.
Un risultato che si realizza concretamente grazie ad una strategia di marketing capace di comunicarne il valore distintivo con efficacia. La coerenza tra immagine veicolata e percepita è confermata dai principi e dagli elementi che gli intervistati associano spontaneamente al marchio: rosso, Sicilia, cultura e tradizione, origine, territorialità ed Etna.
Driver. Il 78,4% dei consumatori dichiara di scegliere il prodotto perché contiene vitamina C e fa bene alla salute, il 40,5% perché ha un gusto che li soddisfa e il 37,8% perché Rosaria è un brand di cui si fida. Seguono la provenienza italiana (32,4%) la qualità (29,7%), la filiera controllata (13,5%) e l’attenzione all’ambiente (8,1%).
Il patto di fiducia instaurato con i consumatori risulta in tal senso particolarmente significativo, con la maggioranza di questi ultimi (51,4%), che garantisce lo step dell’advocacy, raccomandando Rosaria ad amici e parenti.
La frequenza di consumo preponderante è quella delle 2-3 volte a settimana (29,7%) o di più volte al giorno (24,3%), mentre il canale di acquisto prediletto è quello di supermercati ed ipermercati (75,7% contro il 57% dell’arancia rossa in genere).
Se è vero infine che oltre il 50% del campione è disposto a pagare un prezzo leggermente più alto per i prodotti ortofrutticoli di marca, la trasformazione dell’arancia Rosaria in un brand ad alta riconoscibilità riconfermerebbe doppiamente il ritorno di marketing e comunicazione per il comparto frutta.