Il nuovo sistema di autorizzazioni per impianti viticoli prenderà il via a partire dal 1° gennaio 2016 e sarà in vigore fino al 31 dicembre 2030. Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri dà attuazione alla disciplina europea. Si tratta di un passo importante per il settore, come riconosciuto dal presidente di Unione Italiana Vini, Domenico Zonin, perché interviene in uno scenario che ha visto l'Italia dei vini perdere fino a 9.000 ha/anno di vigneti. Ma che potrebbe anche risultare insufficiente: “Il plafond dell'1% di nuove autorizzazioni previsto dalla normativa comunitaria fissa il tetto a circa 6.400 ettari annui di nuovi vigneti”. Meno delle perdite intercorse nell'ultimo decennio. Forse è anche per questo motivo che l'Unione Italiana Vini intende giocare di anticipo rispetto alle tabelle di marcia previste dall'Ue: fino al 2020 si dovrà monitorare la conversione dei diritti di reimpianto (50.000 ha in portafoglio delle aziende) per evitare di perdere ulteriore potenziale viticolo a causa degli abbandoni da parte dei viticoltori che per motivi economici o legati all’età non sono più incentivati a investire in vigneto. “Non attenderemo il 2023 quando, da Regolamento, la Commissione dovrà fare la prima valutazione -spiega Zonin-. Se il sistema presenterà disfunzionalità già dopo i primi due anni di attuazione chiederemo alla DG Agri di rivedere il sistema in occasione della mid term review della PAC, prevista per il 2017”.