Bernardo Caprotti è morto all'età di 90 anni, mentre pensava al futuro di quella catena da lui creata nel 1957. Riproponendo quest'ultima intervista rilasciata a Mark Up salutiamo un grande imprenditore che ha fatto la storia della gdo italiana.
“Questo è un mestiere più complesso di quanto non si creda. Si basa sull’eccellente esecuzione di molte cose all’apparenza semplici ... Le vere difficoltà sono all’esterno e sono le circostanze che lo rendono così difficile”.
Protagonista a pieno titolo del contesto competitivo nazionale, Bernardo Caprotti, classe 1925, non ha mai amato le luci della ribalta, nonostante le performance top della sua azienda: ha sempre preferito rimanere dietro le quinte e visitare i suoi negozi -dove è ben conosciuto tra i dipendenti- e vedere come si comportano i clienti, pensare a come renderli adatti alle nuove esigenze, dopo avere messo a punto un modello di vendita ormai ben definito e sempre uguale. Certo in 20 anni non sono mancati momenti di visibilità, come ai tempi di “Falce & Carrello” (scritto nel 2007, di cui quest’anno è stata pubblicata una nuova edizione con prefazione rinnovata) oppure quando si è concesso, a 86 anni, nel 2011, una breve apparizione nel corto “Il mago di Esselunga” firmato da Giuseppe Tornatore. Ecco come ci racconta la sua visione del futuro.
Del passato, che cosa aiuta di più a capire l’oggi e a interpretare il futuro?
Conoscere bene la storia e l’evoluzione del commercio moderno, storia che ha il suo inizio 150 anni fa, nel 1870.
Quali scelte non rifareste?
Di uscire dal seminato, cioè fare mestieri diversi, quali gli ipermercati o i discount.
Le decisioni storiche di questi questi ultimi 20 anni?
Conservare rigorosamente il sistema della centralizzazione, nato appunto oltre cento anni fa, e rimanere fedeli alle business practices anglosassoni.
Come sono cambiati i competitor, quali i più agguerriti?
Ieri? Carrefour, Auchan. Domani? Chissà.
L’evoluzione dei rapporti industria-distribuzione: che cosa è cambiato? E cosa ci auguriamo per il futuro?
Vengo dall’industria. Ho vissuto cinquant’anni fa la sufficienza, quasi il disprezzo coi quali l’industria trattava il commercio, dalle bancarelle alle società di supermercati. Oggi è diverso, e siamo qui per fare i conti.
Le sfide più significative: ieri e oggi.
Nel passato, le sfide sono state le licenze, la Coop, la comprensione del nostro sistema da parte dei politici ... Oggi? I consulenti. Anche se è da sempre che costituiscono un grande pericolo.