Amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese ultimamente è molto presente sui media per una battaglia in cui “ci ha messo la faccia”: quella delle liberalizzazioni. E sarà proprio il 2016 a dare le risposte che sta chiedendo a gran voce utilizzando il titolo di questa intervista: #liberalizziamoci
Parliamo dunque di liberalizzazioni …
Non comprendo nemmeno da cittadino, l’enorme resistenza di Federfarma su questo tema, soprattutto a fronte di altre minacce ben più concrete, come per esempio quella che vede l’ingresso di grandi capitali nel settore che porterà alla nascita di vere e proprie catene. Noi siamo per una liberalizzazione completa, anche rispetto ai capitali. Inoltre, il percorso di formazione che affronta il farmacista è il medesimo, che si tratti di farmacia o parafarmacia, almeno ad oggi, quindi professionalmente sono sullo stesso piano: appartengono allo stesso Ordine. Infelice e offensiva, dunque, la battuta del ministro Lorenzin, oltre che falsa. (“La vendita del farmaco non è la vendita della mortadella o delle pere o delle mele. È la vendita di un prodotto che cura le persone”. Ndr)
Perché questa battaglia è così importante per Conad?
Coerenza: quando scriviamo “persone oltre le cose”, lo pensiamo sul serio. Conad è 3.000 imprenditori, ma prima di tutto siamo cittadini. Le battaglie consumeriste, e questa è una di quelle, sono nel nostro dna, sin da quando negli anni 60 Conad nacque per rompere il monopolio dell’ingrosso. Abbiamo bisogno di mercati più liberi, in ogni contesto e realtà, e questa, da cittadini e anche da imprenditori commercianti, è una battaglia che riteniamo opportuno portare avanti. Una battaglia condivisa dalla popolazione: lo dimostrano le 80 mila firme già raccolte, di cui ben un terzo via Internet. Puntiamo alle 100 mila firme da presentare prima che avvenga la votazione al Senato, per dare un segnale alla politica. Se siamo uniti, su queste battaglie possiamo dire la nostra.
Parliamo di orari e di festività ...
Occorre rompere i vincoli, ma con delle regole, e soprattutto con la possibilità per chi conduce il business, quindi gli imprenditori sul territorio (non le Regioni o i sindaci) di scegliere come comportarsi in funzione del conto economico e della necessità di offrire un servizio. Anche di aprire 24 ore su 24, se lo riteniamo opportuno. E su questo tema abbiamo trovato condivisione con tutte le associazioni della distribuzione.
Il Jobs Act ha cambiato qualcosa?
Ormai i contratti nazionali stanno diventando mere cornici e anche il Jobs Act ha portato poco in termini di flessibilità rispetto a prima. Certo chi ha assunto perché stava crescendo, l’avrebbe fatto ugualmente. Tra nuove assunzioni e assorbimento del personale da acquisizioni nel 2015 abbiamo creato e conservato 5.000 posti di lavoro e continueremo anche nel 2016, a tutti i livelli. Infatti siamo in cerca di profili professionali ad alto livello nell’ambito della marca commerciale, da reperire nell’industria.
Un mestiere difficile in cui è meglio unire le forze, voi lo avete fatto sia all’estero con Alidis sia in Italia con Finiper ...
L’alleanza con il Gruppo Finiper ha anche un peso internazionale grazie alle due società Alidis (la regia strategica) e Agecor (il braccio operativo-commerciale). In quella sede, Conad rappresenta le proprie cooperative e Finiper: siamo insieme, è un’alleanza di carattere strategico destinata a rafforzarsi.
Finiper è sempre più presente, oggi parlate di alleanza: in che cosa consiste?
Il primo tema riguarda il settore extralimentare, attualmente guidato da una task force condotta da Marco Brunelli: nella campagna natalizia Conad e Finiper propongono gli stessi prodotti, con lo stesso layout e la medesima ambientazione. Inoltre, stiamo costruendo insieme anche tutte le operazioni di collezionamento. Ragioniamo anche nei freschissimi, mettendo a frutto la grande competenza di Finiper e la sua Scuola dei Mestieri. L’obiettivo dello scambio di know-how è costruire un modello simile sia in Finiper sia in Conad per arrivare a una visione unica della proposizione al consumatore, pur rimanendo ciascuno proprietario del proprio asset: esattamente come avviene con le altre cooperative presenti in Conad. Analogamente, stiamo lavorando nel settore ittico. Lo scambio con Finiper riguarda anche l’impostazione del format ipermercati, in tutto Conad ne sono presenti 20, con un giro d’affari pari a 800 milioni di euro.
Nel gruppo c’è anche Unes con il suo Edlp ...
Stiamo lavorando anche con Unes e Mario Gasbarrino: per esempio, in Veneto è in fase di test la formula Edlp, con buoni risultati. Nel 2016, apriremo un progetto sulla prossimità, nella quale siamo leader, con i Conad City e inoltre Sapori & Dintorni, che hanno una produttività che va da 15 a 20 mila euro a mq. Due i fronti: convenience e offerta di qualità assistita.
Come si muovono le private label in questo panorama?
Anche quest’anno cresciamo dell’8%. La quota è pari a quasi il 28%, con il Nord Italia che viaggia al 34%. Partiremo a gennaio con un progetto molto importante, in un’area di segmentazione ulteriore, che toccherà il mondo del biologico e più in generale del green e vegano cui si aggiungerà l’extralimentare ecosostenibile, sotto un unico brand ombrello. Oltre a questo progetto, tornando alle alleanze, puntiamo a una gamma ulteriore nell’area del premium price: Sapori dal Mondo, che svilupperemo inizialmente grazie al know-how di Intermarché, forte dei suoi 68 siti produttivi per le proprie pl, e via via anche con gli spagnoli e gli svizzeri. Il lancio con Conad di Naturaline di Coop Suisse è stato molto apprezzato da parte dei clienti Conad per l’alta qualità a prezzi accessibili. Intendiamo proseguire nella segmentazione e copertura di queste aree, che non sono più nicchie, ma vere e proprie tendenze di consumo, sia nel ready meal sia nell’area bio/vegani/intolleranze.
Come riuscirete a coniugare Edlp, promozionalità e marca?
Per l’Edlp: stiamo allargando l’offerta dei prodotti bassi e fissi, quindi nelle categorie dove siamo leader ci posizioniamo a un prezzo garantito più basso del mercato e fisso per tutto l’anno. In questo contesto, la marca non avrà problemi, tant’è che i primi 100 fornitori di marca crescono più in Conad che nel mercato nel suo complesso, mentre chi è “marchetta” ... viene rimpiazzato da un prodotto Conad, con più garanzie e tutele. Nel 2015, abbiamo ridotto la pressione promozionale: siamo un punto sotto la media del mercato e continueremo a ridurre. Abbiamo inoltre migliorato il posizionamento in continuità, in un’ottica di “disintossicazione”: miglior prezzo continuativo, meno promozioni, ma più ficcanti e ben sostenute. Arrivare a fare Edlp come U2 non è facile, occorre una fase di transizione.
Le private label anche export …
Fuori dall’Italia c’è una grande richiesta di prodotti italiani, maggiore rispetto a quella che ci si aspetterebbe, ma i retailer esteri hanno difficoltà a reperire prodotti originali italiani la cui qualità sia in linea con quanto viene venduto in Italia. Siamo partiti in chiave promozionale con Coop Suisse, ma dal 2016 avremo 68 referenze S&D in tutti i pdv e pianifichiamo di fare lo stesso con altri partner.
Come selezionate i prodotti italiani che presenterete ai vostri partner stranieri?
Innanzitutto, privilegiamo i nostri fornitori, per affidabilità, qualità, prezzi e logistica, ma la ricerca di altri fornitori è obbligata, perché stiamo crescendo molto e non riteniamo che sia opportuno, né per Conad né per i fornitori, che il fatturato ottenuto con noi superi il 30% di quello dell’azienda stessa. Quindi monitoriamo i fornitori, anche sotto il profilo economico. I nostri criteri di selezione sono analoghi a quelli dell’industria quando sceglie un co-packer. Nel 2004 il fatturato tra merce acquistata da Conad e direttamente dalle singole cooperative era pari a 290 milioni di euro, oggi è di 1,7 miliardi di euro.
Come declinate e declinerete l’onda 2.0?
Il progetto sul mondo virtuale è in mano a Pino Zuliani con un investimento notevole di risorse, appena deliberato, e di personale di tutte le coooperative, per fare customer management reale. Ogni cooperativa rimane titolare del dato, mentre noi ne siamo i responsabili.
Cosa vi aspetta nel 2016?
A fine gennaio annunceremo una grande operazione di integrazione con un produttore nell’area del freschissimo, produttore che sta investendo cifre nell’ordine dei 30 milioni di euro, con l’obiettivo non solo dello sviluppo del prodotto, che già abbiamo per circa 80 milioni di euro all’acquisto, ma di un vero e proprio progetto di co-packing per il quale compreremo la materia prima, controlleremo la qualità totale fino alle linee in uscita e pagheremo al produttore solo il conto lavorazione. Ci abbiamo lavorato un anno e mezzo, lo faremo anche con Brunelli e con i partner internazionali.
Come sta cambiando il mondo di retail e largo consumo?
La partita del mercato consiste nel giocare sui brand e sui format. Industria e distribuzione sono state abilissime a giocare a poker in questi anni, ma adesso giochiamo a scacchi e ogni mossa deve prevedere quelle successive per lo scacco matto. Un mestiere difficile.