Le donne sono i consumatori più incisivi a livello globale, con oltre l’80% delle decisioni d’acquisto che va ricondotto proprio a queste ultime. Ciò nonostante, una grandissima parte del target, pari al 91%, afferma di non sentirsi compreso dai pubblicitari, mentre un 70% circa percepisce addirittura alienazione nei confronti dell’odierno advertising.
A dirlo è uno studio pubblicato dal The Guardian di The Terri & Sandi Solution, che è stata recentemente riconosciuta come una delle migliori 15 agenzie nordamericane. Secondo una Google Consumer Survey, inoltre, il 53% delle donne ritiene che le campagne adv influiscano in modo rilevante sulla percezione che la società ha del genere femminile.
Alla pubblicità, quindi, non solo è richiesto di saper parlare e rispecchiare valori e ruoli vigenti, ma di farsi portavoce del cambiamento, favorendo in parte il dibattito laddove è lacunoso, stimolandolo e preferibilmente anticipando eventuali ritardi culturali. Si tratta di dati significativi che aprono a riflessioni importanti in termini di rappresentanza ed empowerment femminili nel mondo della comunicazione.
Abbiamo già trattato di casi emblematici provenienti dagli Usa, dalla campagna #LikeAGirl di Always, brand del colosso P&G, passando dal provocatorio messaggio lanciato da Badger & Winters con la campagna #WomenNotObject. Le voci di agenzie, brand e retailer che prendono posizioni più nette e rilevanti sul tema, cercando di emanciparsi da stereotipi di genere, si fanno sempre più numerose e arrivano anche in Italia.
In occasione dell’8 marzo, ad esempio, Vodafone ha scelto di festeggiare non solo regalando ai suoi utenti una giornata di navigazione in internet gratuita, ma lanciando anche uno spot che celebra le donne inserendole all’interno di un contesto autentico. Chi guarda il video è infatti spinto ad interrogarsi su semplici e fondamentali questioni di interesse quotidiano, che portano in luce significative differenze percettive e di lettura in relazione ai due sessi.